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Era il 2012 e i Father Murphy potevano festeggiare il loro quarto album in studio “Anyway Your Children Will Deny It”, il secondo per l'americana Aagoo Records, tra commenti entusiastici e recensioni sfavillanti. È passato solo un anno ed ecco che di nuovo il trio trevigiano può tornare a stappare bottiglie di spumante, per celebrare una nuova uscita, stavolta per conto terzi: un'edizione remix dell'ancor giovane ultimo album. Un gentilissimo omaggio da parte della casa discografica e di molti degli artisti che con i Father Murphy hanno condiviso il palco in diverse delle innumerevoli date coperte negli ultimi mesi.
Pur non essendo originalissima l'idea di lanciare un album di rifacimenti, una certa particolarità questo “Anyway Your Children Will Deny It (Remix Series)” la fornisce prima ancora di iniziarne l'ascolto: si presenta infatti come una doppia pubblicazione, un 7”, contenente “2 Views”, ed un 12” LP, con “8 Heretical Views”. Molto breve la prima sezione, con le versioni di Diggin' the Bottom of the Hollow e His Face Showed No Distortions firmate dal francese Philippe Petit e dagli Indian Jewelry, band di Houston. Decisamente più corposa la seconda, che si apre con How We Ended Up With the Feelings of Guilt rifatta dagli Happy New Year e un'altra versione di His Face Showed No Distortions, stavolta firmata W.H.I.T.E., prosegue con gli Zulus che ripropongono It Is Funny, It Is Restful, Both Came Quickly, Diggin' the Bottom of the Hollow, in questo caso ad opera dei danesi Thulebasen, In Praise of Our Doubts in chiave Yvette, Noel V. Harmonson/Sic Alps e la loro versione di Their Consciousness, e infine i remix di In the Flood With the Flood degli americani Black Dice e Don't Let Yourself Be Hurt This Time degli EMA.
La riuscita dell'operazione, a livello musicale, direi che è abbastanza lontana da un buon esito. Senza nulla togliere agli artisti chiamati ad elaborare col proprio stile e i propri mezzi i brani dell'eclettico gruppo italiano, bisogna ammettere che migliorare un prodotto di per sé già buono (e lo affermo da non fan dei Father Murphy, né del filone musicale in cui si potrebbero inserire) è una sfida che si presenta ardua da superare con successo. Infatti praticamente nessuna delle rivisitazioni riesce ad offrire una lettura dei brani originali più interessante, o quantomeno interessante in egual misura ma in differente maniera. In questo senso i risultati più apprezzabili sembrano raggiungerli gli Yvette e i Thulebasen, mentre ben lontani appaiono gli W.H.I.T.E., gli Indian Jewelry e Philippe Petit. Si può dunque concludere che l'omaggio rimane una conferma dell'ormai consolidato status internazionale del trio psichedelic pop italiano, motivo di orgoglio per chi continua a lavorare e a guadagnarsi gli onori ricevuti con molto impegno e tanta creatività. Ma dal punto di vista musicale nulla toglie e nulla aggiunge ad una carriera che già ha saputo regalare ai Father Murphy buone soddisfazioni, e che molto probabilmente ancora continuerà a regalarne diverse. Con buona pace di chi non li ama...
Articolo del
25/03/2013 -
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