Cabeki Una Macchina Celibe 2012 Tannen Records di Fernando Rennis

Andrea Faccioli è uno di quegli artisti tuttofare che, spinti dalla curiosità, si avvicinano ad ogni tipo di strumento e dopo qualche tempo lo padroneggiano. Si sposta così dal primo amore a sei corde ad ogni tipo di artefatto della tradizione strumentale occidentale ed orientale, adagiandosi persino sui tasti bianchi e neri. Spinto dalla concezione dadaista di Alfred Jarry, mette in piedi quest'album strumentale che risulta piuttosto variegato e ben costruito.
Il Necessario Ritorno è una piccola dichiarazione d'amore al mondo felliniano che Nino Rota ha così ben saputo orchestrare, Di Un Ingranaggio Che Si Perde invece sposta l'accento su atmosfere folk, rese più vivide dall'uso del banjo. Fra Elettrodi Di Seta Blu fa ritorno al mondo onirico ma questa volta più che il disincanto è la psichedelia a fare il suo ingresso in maniera tutt'altro che leggera. In alcuni momenti sembra di trovarsi di fronte alle musiche dello stoppardiano Rosencrantz & Guldenstern Are Dead, quando una vena country incontra momenti di folgorazione rock con tanto di chitarre in delay ed overdrive, come in La diapositiva Si Ricorda.
”Una Macchina Celibe” è un disco che non viene appesantito eccessivamente dalla scelta dello strumentale, una scelta ardua ma sicuramente l'unica sintesi possibile che un artista complesso come Cabeki avrebbe potuto scegliere come mezzo d'espressione.
Ad album terminato viene d'obbligo pensare a quanto sarebbe interessante l'intensificarsi del connubio Faccioli-Cinema, magari curando la colonna sonora di qualche opera prima.
Aspettiamo e nella speranza di questo e già una gran bella cosa lasciare impressi alcuni passaggi nella mente e nelle orecchie di chi ascolta.