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Haru no Kaze è un progetto nato nel 2011, frutto dell'unione di tre individualità che avevano già acquisito una discreta esperienza nell'underground vicentino. Si tratta di Giuseppe “pino” Caterino (voce e basso), Denis “forcy” Forciniti (chitarra) e Luca “sossy” Zordan (batteria), quest'ultimo subentrato in corso d'opera ad Omar Licani. Formazione semplice dunque, con una genesi tutto sommato poco articolata, ed una “vita artistica” ancora acerba. Ma Haru no Kaze non è solo questo. Haru no Kaze è una creatura ribelle, metamorfica, che si serve dei suoi “tre musichieri sgraziati” per “veicolare una rabbia feroce ma genuina”. Nasce da un sentimento di inadeguatezza ad una società civile sempre meno civile, che Haru no Kaze crede sia ben presto destinata ad estinguersi. Ed a questa estinzione vuol dare un sostegno, vuole concretamente contribuire alla sua attuazione, accelerarne i tempi di svolgimento; e per fare ciò tenta di risvegliare bruscamente l'animosità sopita del proprio ascoltatore. Trasmette ardore, passione cruenta, delirante dolore. È una sveglia acrimoniosa per coscienze apatiche. Un ardimentoso flusso di pensieri tradotto in una musica scostante e quasi esasperante, convogliata in un breve ma decisamente intenso promo album dal titolo poeticamente binomico: “Quiete e Tempeste”.
In esso è possibile trovare un assaggio del potenziale di questa entità trinaria. Un potenziale corrosivo, che si dipana in cinque tracce musicalmente molto rudi, accompagnamento di testi diretti ed aggressivi, seppur solo in parte efficaci. Come solo in parte è efficace effettivamente l'intero prodotto. Al di là di questa incessante spinta euforica, infatti, il valore complessivo è piuttosto mediocre. Complice anche l'autoproduzione, comportante limiti nei mezzi che inevitabilmente vanno a rendere meno nitida la qualità del suono, l'album non presenta alcun brano di reale rilevanza. È molto intrigante, e piuttosto funzionale, il riff de Il Giorno Della Collera, ma sia l'arrangiamento del brano che il brano in sé risultano caotici. Vanno meglio le ultime tre tracce, ovvero Oblio, Non E’ La Voglia Che Mi Manca e Senza Lotta, tutte ben eseguite, oltre che dotate di soluzioni interessanti all'ascolto (seppur guastate da un cantato a tratti incomprensibile). Mentre appare un po' stantia Il Giorno Dei Giusti. Probabilmente per la sua brevità (si tratta pur sempre di un promo), “Quiete e Tempeste” lascia l'amaro in bocca poiché accenna alcune buone proposte musicali, ma non riesce a decollare e a personalizzare la propria amalgama sonora. Rimane enigmaticamente incompiuto come i tre pupazzi in copertina, metafisicamente assorti in una surrealtà lignea che sa di attesa meditabonda. E meditando sul messaggio trasmessoci, anche noi restiamo in attesa di una nuova proposta più corposa, più fruttuosa. D'altronde, la creatura è ancora giovane...
Articolo del
04/04/2013 -
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