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Non chiamatelo EP. Sarà anche modesto in termini quantitativi (sette brani appena); ma se, nell’arte come nella vita reale, è sempre degna di lode la capacità di dire qualcosa di pregnante e sensato in poco spazio, il devastante ”Octocrura” dei toscanacci D8 Dimension ha la maturità e la completezza di un album a tutti gli effetti, il che è tanto più sorprendente se si pensa che si tratta di un’opera interamente autoprodotta. Il primo nucleo dei D8 Dimension scaturisce nel 2007 dall’incontro tra il bassista Leandro “Flame” Risaliti e i chitarristi Tyo Crayon e Michele Barbieri. Successivamente entrano in squadra il batterista Michael Mammoli e, finalmente, Andrea “Tepe” Tempestini, versatile vocalist già negli Est Morgana e portatore, nel progetto D8 Dimension, di quel tocco finale che ancora serve a definirne la personalità, grazie ai suoi inquieti echi novantiani. La vittoria del contest “Suoni Nella Notte” e la successiva esibizione al festival sloveno “Rock Otocec” nel 2012, oltre ad un’intensa attività live sui palcoscenici nazionali e alla pubblicazione di un primo demo nel 2010, gli consentono di far conoscere al pubblico la loro proposta musicale, unita ad una notevole vena teatrale e scenografica, che nei loro show diventa via via più riconoscibile e potrebbe anche trasformarsi nel loro “marchio di fabbrica”.
In “Octocrura”, i D8 Dimension forgiano un industrial-alternative metal di notevole fattura, e, pur sfoderando le dovute bordate di brutalità, sanno farsi apprezzare anche dai fan della old school e della tradizione più radicata (vedi la sottoscritta), grazie agli intrecci chitarristici a tratti geniali che danno ai brani un impatto sonoro formidabile, rendendoli facilmente identificabili e memorizzabili. Il groove irresistibile è immediatamente riconducibile ai migliori Nine Inch Nails, grazie alla batteria precisa e potente di Mammoli e al lavoro eccezionale di Leandro Risaliti al basso (soprattutto nell’uso dello slap). Infine, il misterioso Alu.X, un alchimista più che un tastierista, crea gli elaborati, ma efficaci tappeti sonori su cui si articolano le parti strumentali. Vrock è definito dalla band stessa come “il pezzo più paraculo”, ed è arduo non concordare, ma chissenefrega, intensità e dinamismo non potrebbero trovare migliore espressione. “Vrock” è descritto come il suono di uno strappo, come il distacco da qualcosa che ammorba e appesantisce, un’esortazione a darsi una mossa e a guardare avanti. L’ottima Inferno racconta l’ossessione postmoderna per la tecnologia e l’iperconnessione che fanno credere di poter smuovere le montagne senza mettere il naso fuori casa, mettersi in discussione, confrontarsi e scontrarsi con gli altri faccia a faccia, occhi negli occhi, non dietro lo scudo comodo e molliccio di una pagina di Facebook. Emerge qui l’intelligenza e la non convenzionalità della band anche nei testi, alternativi nelle scelte lessicali e incalzanti nelle metriche (“And we accept the fact/that we're bonded and enslaved/Critic sense is ornamental/not the base/Can't get/the eternal limb of boredom/break again/Forget/that I am like the ones I'm here to blame”).
Industrial: verrebbe da dire che il titolo non dà adito a dubbi, visti i toni innegabilmente reznoriani del brano; in realtà si tratta di un pezzo cosiddetto “impegnato”, dove “Industrial” sta per contro-rivoluzione industriale, con vampate di lotta di classe qua e là e cupe previsioni per il futuro (ed ecco un altro esempio della buona capacità di autoanalisi della band). La sanguigna e perversamente sensuale Gunmouth ha un suono quasi vintage, in netta contrapposizione alle sonorità serpeggianti della breve title track. Segue la virulenta Poison Hamster, e a chiudere in bellezza troviamo S.O.M.E., un pezzo complesso e stratificato a livello di songwriting e cerebrale nei contenuti, con richiami alla solitudine universale dell’essere umano e persino alla ricerca spirituale. Arguto, articolato e ‘in your face’: tre aggettivi per inquadrare un album (ribadiamo: ALBUM) che esige un ascolto non distratto e proietta i D8 Dimension sulla ribalta delle più promettenti realtà tricolori. Cercateli su Bandcamp, o acquistate “Octocrura”, ne vale veramente la pena!
Tracklist: 01.VRock 02.Inferno 03.Industrial 04.Octocrura 05.Poisoned Hamster 06.Gunmouth 07.S.O.M.E.
Articolo del
07/04/2013 -
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