Psiker Synthetico 2013 CD autoprodotto di Fernando Rennis

Ascoltando e riascoltando ”Synthetico” di Psiker, sono giunto alla conclusione che per apprezzare a pieno la musica dell'artista milanese bisogna entrare nel suo mondo. Il problema è che io non ci sono riuscito, voglio dire, mi sono sforzato in tutti i modi ma mi risulta tutt'ora difficile la comprensione della sua arte. Sicuramente “Synthetico” è un lavoro pretenzioso e quando si ha il coraggio di portare avanti un progetto così si va incontro a pareri che non possono certo essere moderati: piaci o no.
Sperando di non essere parte della maggioranza ma di rappresentare una debole percentuale, noto che il problema principale della mia ritrosia è che l'ambizione di questo album nuoce alla semplicità e fa accartocciare la tracklist su se stessa.
E' indubbia l'attenzione notevole al lavoro di composizione e di post-produzione, ma oltre alla pronuncia inglese che contribuisce a non dare fluidità al disco, i buoni momenti come I'm Surprised vengono sommersi da questo senso di 'complessità' che pone una barriera notevole tra chi ascolta e chi canta.
L'elettronica dei synth e delle drum machine si ritrovano spesso e volentieri a sorreggere vere e proprie esplosioni sinfoniche che infondono un carattere spirituale alle composizioni, cosa che con molta probabilità appesantisce l'uso dell'elettronica, uno strumento solitamente diretto e immediato nelle mani dei musicisti.
L'attenzione che Psiker ripone sulla sua arte la si può notare sin dal gioco di parole del titolo e, sfogliando l'artwork, si può ammirare come il racconto scritto da Costanza Ghiotti aiuti ad entrare in questo mondo, sarebbe meglio dire pianeta.
Ma la musica è qualcosa di molto istintivo e alla fin fine o ci sei o no, chi scrive ha già motivato la sua bandiera bianca, in attesa di riuscire nell'impresa non può che lanciare la sfida e attendere dolci smentite.