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The Softone, nonostante le radici partenopee e l’evidente background mediterraneo, con il loro secondo lavoro, ”Horizon Tales”, non fanno che confermare una spiccata propensione al folk e al blues d’oltreoceano, già anticipata dal disco d’esordio (“These Days Are Blue”). Ma andiamo per ordine. Il progetto musicale nasce precisamente nel 2004, originandosi dalla mente creativa di Giovanni Vicinanza, autore di quasi tutte le tracce, il quale si avvale del supporto di due (altrettanto validi) musicisti, Giuseppe Bottiglieri e Catello Esposito, e del deus ex machina Cesare Basile, produttore e supervisore del tutto. Scorrendo il disco traccia per traccia, si viene accolti dal folk iniziale di Son Of a God, brano che, con i suoi echi di chitarra, rimanda ai suoni tipici del Sudamerica, qui decisamente ammorbiditi da un cantato poco aggressivo e, a tratti, addirittura nostalgico. Il secondo brano, On Your Trail, rappresenta un brusco cambio di registro: il blues trasuda da ogni nota e la voce, che qui la fa da padrone, è cadenzata, accordata perfettamente su una bella base di jazz. Proseguendo con l’ascolto, troviamo ancora un détournement con Metamoros, brano ispirato alla chansonne tipicamente francese, che culmina nel romanticismo leggermente stantìo della ballata successiva, Never Forget. A metà disco, Vicinanza &co ritornano (per fortuna) al primo amore con il folk di Get Together, brano al limite dell’acustico arricchito dalla voce di Emma Vicinanza, e con il blues chitarristico, polveroso di True Blues e di Alien Lanes. I brani conclusivi, tra cui It’s Because e Harmless is Vulgar, rafforzano il mood intimistico e cantautorale, sono intrisi di rimandi dylaniani (piacevolissimi, peraltro) e rappresentano un’eccellente chiusura di disco. Questo progetto tutto made in Italy, dalle mille sfaccettature sonore e capace di sfornare brani viscerali, preziosi come Son Of a God, non solo si rende estremamente piacevole all’ascolto ma, soprattutto, non fa che smentire le voci di un presunto ‘tracollo della musica italiana’, senza perdersi nella sterile nostalgia dei tempi passati o nella mancanza di inventiva e, last but not least, tenendo sempre alto il livello qualitativo.
Articolo del
21/04/2013 -
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