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Phineas Gage, chi era costui? Phineas Gage era un operaio delle ferrovie statunitensi, che nel 1848 ebbe un terribile incidente sul lavoro: una barra metallica gli si conficcò nel cranio distruggendogli in parte il lobo frontale sinistro del cervello. Sopravvisse, incredibilmente, ma la disavventura ebbe uno strascico sconcertante: da tranquillo e pacato che era, Phineas Gage si trasformò repentinamente in un orso collerico e scorbutico, bestemmiatore abituale e potenzialmente violento. Beh, che dire: il signor Gage e famiglia di certo non ci hanno fatto un affare, ma la storiaccia ha costituito sino ad oggi materia di studio e di dibattito per psichiatri, neurologi e un buon numero di artisti che, ciascuno nel suo ambito, hanno tratto ispirazione dall’inquietante episodio (che effettivamente, se non fosse supportato da abbondante documentazione medica al riguardo, potrebbe sembrare preso di peso da qualche B-movie di terza categoria a metà tra fantascienza e splatter). La fascinazione del macabro non ha risparmiato neanche un’eccellente band di casa nostra, i veneti Aidan. Con ”The Relation Between Brain And Behavior”, il trio sludge-doom-psichedelico (so che sembra un pastrocchio orrendo, ma fidatevi, il risultato è notevole) si cimenta in un concept album strumentale di indubbia complessità, che non di rado si trasforma in complicazione.
La relativa brevità delle tracce contribuisce sicuramente a non renderle pachidermiche, ma resta comunque un tipo di proposta musicale a cui pochi si approcciano con un adeguato bagaglio di competenze musicali. Per prendere le misure agli Aidan occorre una solida educazione a base di Black Sabbath, Kyuss, Neurosis, Melvins, Isis e Cult Of Luna. Riff severi e compassati circoscrivono climi lisergici a tinte cupe e post-atomiche, ma non di rado si aprono squarci di pinkfloydiana genialità, come nell’intro Lebanon 1823, un concentrato di sapienti correnti alternate e saliscendi emozionali; le sonorità telluriche, sporche e umidicce di No Longer Gage si aprono e si illuminano improvvisamente in un finale di grande suggestione, mentre Left Frontal Lobe e Dr John Martyn Harlow sono interamente imbastite sui tipici giri di chitarra doom, intrinsecamente lugubri e impossibilmente dilatati. Si percepisce una certa fiacchezza nel suono ovattato delle percussioni, ma resta il dubbio che la cosa sia intenzionale. Pulse 60, and Regular è un pezzo movimentato e vario anche se forse abusa un po’ di elettronica, gusto personale, nulla di più; finale in grande stile con le intricate, ossessive, disperate e potentissime Ptosis e Lone Mountain, due pesi massimi nella tracklist, in tutti i sensi.
E’ ovvio che, se quella degli Aidan fosse una proposta musicale d’impatto, immediata e a chiare lettere, non staremmo qui a parlarne; il trio veneto ha fatto qualcosa di coraggioso e lodevole, concependo la perfetta colonna sonora per un viaggio dentro il lato oscuro della scienza e dentro i misteri più spaventosi delle complessità dell’essere umano. Non perdiamoli di vista.
TRACKLIST: 1. Lebanon, 1823 2. No Longer Gage 3. Left Frontal Lobe 4. Dr. John Martyn Harlow 5. Pulse 60, and Regular 6. Ptosis 7. Lone Mountain
Articolo del
28/04/2013 -
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