Ci sono dischi che suggeriscono ben presto la propria validità, il proprio fascino. Basta contemplarne ad esempio la copertina, oppure il titolo, l’artwork, se non il numero delle tracce in scaletta, il package: apparentemente degli inutili ed effimeri dettagli, eppure preziosi indizi di eccellenti (o comunque convincenti) produzioni. E si può dire che, in effetti, anche lo stesso ”Bloodroot”, secondo Lp rilasciato dagli Ofeliadorme, palesa benissimo tutte le sue affascinanti peculiarità attraverso quelle componenti appena elencate. Insomma: già tenendolo tra le mani e notando come ben si presenta, e sfogliandone poi il booklet, si ha fin da subito la sensazione che sia un ottimo ed assai interessante lavoro. Nove i brani al suo interno. Nove gioiellini: praticamente impossibile denotare episodi meno riusciti di altri. Trenta i minuti di durata complessiva della raccolta, rilasciata ufficialmente lo scorso 22 marzo per The Prisoner Records, label fondata dal frontman dei Numero 6 Michele “Mezzala” Bitossi. Trenta minuti di splendida e intrigante musica.
D’altronde gli ingredienti e i presupposti per un delizioso Lp ci sono tutti: un sound morbido e a tratti onirico; una voce, quella di Francesca Bono, assolutamente suggestiva, ammaliante; atmosfere sospese, ipnotiche, bucoliche e crepuscolari; sfumature gradevolissime, mai invadenti; intrecci chitarristici sublimi; rimandi al miglior indie e shoegaze angloamericano dell’ultimo ventennio (da PJ Harvey a Florence And The Machine, da Anna Calvi ai Blonde Redhead, passando per Bat For Lashes, Widowspeak e Autolux). Piace molto dunque questo “Bloodroot”, successore dell’altrettanto sorprendente e incantevole “All Harm Ends Here” del 2011. Piace perché è prodotto con estrema sensibilità e perché ha un sapore alquanto internazionale, per nulla italico. È un disco che guarda più in là, un disco che va oltre. E piace perché, anche se magari non molto innovativo a livello stilistico e musicale, conserva una capacità non indifferente di scorrere benissimo e di coinvolgere qualsiasi tipo di ascoltatore, anche quello più diffidente e scettico verso i progetti musicali italiani. Belle sono le singole costruzioni dei brani, così come gli arrangiamenti, sempre particolari in fatto di dosaggio degli strumenti. E belle sono poi le canzoni stesse, intrise di malinconia, dalle chitarre acquatiche, con dei testi molto ispirati, variegati, e caratterizzate da aperture favolose.
Un lavoro che si consiglia dunque di approfondire, sperando che nei mesi a venire possa essere ben veicolato per poter essere apprezzato in tutto e per tutto non soltanto in Italia, ma anche oltre i nostri confini. Prodotto dagli stessi Ofeliadorme assieme a Bruno Germano, che durante le registrazioni ha anche curato il solo di chitarra in Brussels, oltre che il wurlitzer e il mellotron presenti in Last Day First Day, “Bloodroot” vede la partecipazione dei seguenti musicisti: Angela Baraldi (backing vocals in Pumpkin Girl e Brussels), Vittoria Burattini (batteria in Brussels), Marcello Petruzzi (chitarra in Pumpkin Girl e banjo in Stuttering Morning) ed Alberto Poloni (voci in Brussels e Ulysses). Gli Ofeliadorme, nati nel 2007, sono: Francesca Bono (voce, chitarre, farfisa e wurlitzer), Gianluca Modica (basso e percussioni), Michele Postpischl (batteria, percussioni e mellotron) e Tato Izzia (chitarre, sequencing).
Articolo del
30/04/2013 -
©2002 - 2024 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|