”Odd Man In”, già dal titolo, ci svela a cosa andremo incontro. Un album jazz in tempi dispari, per l'appunto, che , dal 2013, ci riporta indietro nel tempo, fino al 1959, quando il pianista e compositore Dave Brubeck, con la pubblicazione di “Time Out”, definito all'epoca il disco dei “tempi inconsueti”, rivoluzionò la musica jazz diffondendo nei suoi brani i 5/4, 7/4 e 9/8, poi ripresi da musicisti come Joshua Redman e Kurt Rosenwinkel. Oggi, a rendere omaggio a questa leggenda della musica ma, sopratutto, a fare da collegamento tra la tradizione e la ricerca di una chiave di lettura nuova e fresca della musica jazz ci pensa Ettore Carucci. Classe 1969, pianista, compositore e interprete, Carucci ha studiato e collaborato con alcune delle personalità più importati della scena jazzistica nazionale e internazional, da Danilo Rea a Bob Mintzer passando per Fabrizio Bosso e Kim Plainfield senza disdegnare qualche incursione nella musica leggera, come dimostra il suo lavoro con Jovanotti. Carucci ha, dunque, assorbito e fatto sue una molteplicità di realtà musicali che condensa, in meno di un'ora, nel suo nuovo lavoro discografico. “Odd Man In”, prodotto da Claudio Donato per la Flaminio Jazz, vede Carucci affiancato da due ottimi musicisti: i giovanissimi Luca Alemanno al contrabbasso e Dario Congedo alla batteria.
Le dieci tracce dell'album si aprono proprio con le note del piano suonate da Carucci in Ghost, subito seguite da una batteria decisa che si addolcisce per lasciare spazio al contrabbasso in un andamento ciclico che valorizza tutti e tre gli strumenti man mano che il brano prende vita. Si prosegue con l'unica cover dell'intero lavoro, una bellissima A Night In Tunisia, composta nel 1942 da Dizzy Gillespie, padre fondatore del Bebop insieme a Charlie “Bird” Parker. Questo brano divenuto uno standard del jazz, tanto da essere reinterpretato da una pluralità di artista come ‘La Divina’ Sarah Vaughan, è eseguita da Carucci e soci dando al brano tutte quelle sfumature di esotico ben rappresentate, ad esempio, dalle percussioni. Aspettando e Portrait Of A Mirror, firmate da Alemanno, esemplificano invece tutta la maturità compositiva del contrabbassista.
A dimostrazione dell'eterogeneità presente nei vari pezzi che compongono “Odd Man In”, il pianista inserisce due brani cantati. Da una parte troviamo Good Luck, solare composizione in 7/4, arricchita dalla voce di Carolina Bubbico, dall'altra la voce e le sonorità funky dello statunitense Orlando Johnson in Take It Slow. In questo lavoro Carucci dimostra tutta la sua versatilità, dalle conoscenze tecniche all'arte dell'improvvisazione, con uno sguardo ai grandi maestri del passato, ma che al tempo stesso contamina con sonorità e stili diversi le composizioni. Ha ragione Michael Rosen, sassofonista newyorchese con il quale Carucci ha collaborato, quando afferma che “Odd Man In” si può tranquillamente paragonare ai lavori dei jazzisti americani contemporanei, tale da proiettarlo verso più ampi scenari internazionali.
Articolo del
06/05/2013 -
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