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Album di debutto nel segno dell'improvvisazione jazz per i Vole, trio composto da musicisti di nazionalità differenti ma londinesi d'adozione. ”The Hillside Mechanisms” nasce proprio da una serie di jam tenutesi a casa del batterista Javier Carmona, la cui abitazione era un punto di incontro, o meglio, un laboratorio per musicisti di generi diversi che si incontravano per mischiare e confrontare i propri stili. É qui, dunque, che Roland Ramanan (tromba) e Roberto Sassi (chitarra) hanno iniziato a collaborare con Carmona alla realizzazione di un album che fondesse tutte le diversità e le realtà musicali dalle quali provengono. “The Hillside Mechanisms” si inserisce in quel filone del free jazz che nasce approssimativamente intorno agli anni '50 in America e che vede in un personaggio come Ornette Coleman uno dei pionieri di quel cambiamento. Il lavoro dei Vole, però, non si limita a ripetere la lezione dei maestri passati ma la integra, contaminando l'album con le sonorità e i riferimenti alle eterogenee e variegate esperienze musicali dei tre, come quella di Roberto Sassi, ad esempio, componente dei Snorkel, gruppo post-punk londinese.
L'esordio dei Vole sconfina tra i generi, a metà strada tra la libertà d'improvvisazione del free jazz e gli schemi classici del rock, in un'evoluzione e commistione musicale continua ed è quindi più vicino alle improvvisazioni del batterista John Stevens, fondatore dello Spontaneous Music Ensamble, o di Julius Hemphill, sassofonista che nei suoi lavori ha unito il jazz al funky e al soul. Dalla registrazione dell'album ad oggi, in realtà, il trio ha subito delle variazioni, divenendo a tutti gli effetti un quartetto con l'inserimento del pianista Alexander Hawkins e la sostituzione di Carmona alla batteria, nel frattempo tornato a vivere e suonare in Spagna, con Tom Greenhalgh. Distribuito dalla Babel, etichetta discografica inglese specializzata in produzioni jazz, l'album è composto da otto brani. Apre le danze No Knees, anticipatore dell'intero lavoro, dove tromba, chitarra e batteria giocano a confondersi tra citazioni jazzistiche e sonorità più marcatamente rock. Rampicanti è una composizione meramente jazz con un andamento, rispetto al brano d'apertura, meno concitato. Seguono Slow Burn, tra free jazz e finale rock dalle sfumature grunge legati dalla tromba di Ramanan, e Voiced Unvoiced dove è proprio quest'ultima la protagonista con i suoi assolo che vedono il resto degli strumenti fare da cornice “ambient” al brano.
La seconda parte dell'album è introdotta dal sound dalle tinte angoscianti di Improctober che lasciano ben presto il posto al ritmo vivace di Tim's Frosties. Chiude Before dall'inizio quasi accennato, soppiantato dalle percussioni latineggianti. In definitiva, quello dei Vole, è un debutto discografico valido e già maturo, grazie alle innumerevoli esperienze musicali dei tre, che si muove tra la dimensione compositiva e quella maggiormente libera del free jazz.
Articolo del
16/05/2013 -
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