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Massimo Cavalli
Varandas do Chiado
2012
Note Sonanti
di
Antonella Castaldi
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Basta un’occhiata soltanto alla copertina di “Varandas do Chiado” per iniziare ad avvertire quello strano prurito, e direi quasi quell’acquolina che coglie qualsiasi musicofilo che si accinge al primo ascolto di un album all’apparenza particolare e stuzzicante. Una veduta di una via del centro di Lisbona ripresa dall’alto di una balconata di un edificio– nello specifico si tratta del famoso quartiere “in” del Chiado –, basta ad accendere l’immaginazione di un “povero” ascoltatore che inizia, così, già a vagare con la mente in Paesi lontani, in terre straniere, con la speranza di incontrare nuovi volti, di ascoltare nuove storie dal sapore speziato e un po’ malinconico come l’aria che si respira in ogni strada e in ogni vicolo delle assolate cittadine portoghesi. Quello che ci si aspetta dinanzi ad un album dal titolo “Varandas do Chiado”, e con una copertina particolarmente evocativa, è un jazz originale ed innovativo, capace di “aspirare” gli odori di una città e di riproporli attraverso sonorità folk, intrise di quel pathos proprio di uno struggente Fado. E invece nulla di tutto ciò emerge dal lavoro di Massimo Cavalli che propone, al contrario, musiche che non si distaccano dai canoni abituali, pur se abbellite da note di soffice eleganza (Sabrina, Sogno n.37) o arricchite di ritmi briosi e coinvolgenti (La Danza del Biondino). L’album, nel complesso, risulta interessante e ben dosato sia nella strumentistica sia nella dinamica ritmica, ma non riesce ad ingranare la marcia. Onestamente, ci si aspettava qualcosa di diverso!
Articolo del
04/06/2013 -
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