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“No matter how cold the winter/There's a spring time ahead” cantava Eddie Vedder in Thumbing My Way dei Pearl Jam. E la primavera è arrivata puntuale, portando con sé uno degli esordi più promettenti di questa stagione musicale: ”Gloom Lies Beside Me As I Turn My Face Towards The Light”. Debutto discografico per Manuel Volpe, classe '88, siciliano di nascita ma trapiantato a Torino. Volpe, seppur giovanissimo, ha una formazione musicale ampia e molteplice che spazia dagli studi di musica popolare al jazz, lasciandosi influenzare dal noise. Polistrumentista con un recente passato come tecnico del suono per lo studio di registrazione Red House Recordings nel quale ha avuto modo di crescere professionalmente e lavorare con personalità del calibro di Steve Albini, produttore tra gli altri di Nirvana, Sonic Youth e P J Harvey, e Luke Smith che annovera tra le sue collaborazioni i Depeche Mode. Una “scuola” preziosa questa che gli ha consentito di arricchirsi sotto svariati aspetti, portando questo bagaglio di acquisizioni nel suo album di debutto. Dal primo giorno di registrazione ad oggi sono passati tre anni, nei quali Volpe con il contributo del produttore e musicista Maurizio Busca, ha dato vita a due versioni del disco completamente differenti l'una dall'altra.
Nella prima versione, poi accantonata, il giovane polistrumentista aveva dato spazio a sovraincisioni e all'utilizzo di moltissimi strumenti. Nella versione definitiva, quella distribuita dalla Audioglobe, Volpe ha affinato gli arrangiamenti, eliminando l'eccesso, preferendo puntare l'attenzione su un lavoro, sebbene caratterizzato dall'orchestrazione di un numero cospicuo di suoni, più “leggero”. Il risultato di questi tre anni di perfezionamento è stato ripagato dalla realizzazione di un album lodevole per la cura ai dettagli e la bellezza delle composizioni. Nove tracce, alcune solo strumentali, dotate di un potere evocativo forte. Ha un sapore cinematografico l'ascolto di “Gloom Lies Beside Me”, che, per questa similitudine, fa venire in mente un'altro esordio, quello dei Sacri Cuori capitanati da Antonio Gramentieri con l'altrettanto bellissimo Rosario. Il titolo dell'album trova nei brani la giusta trasposizione musicale. Dall'inizio di A Ruin, con la voce bassa e calda di Volpe, che ricorda vagamente lo stile del cantautore romano The Niro, a l'ultimo brano del disco, The Bored, attraversiamo realmente le sue luci e ombre. Lo facciamo passando per i ritmi mediterranei e onirici di The Latest Rose, per le sonorità di Lay To Rest dove i riferimenti al jazz sono più mercati, sebbene presenti in tutto il lavoro, o per la malinconia di The Woeful Harbour accentuata da violino e mandolino. La strumentale Penumbra, con l'eco della Sicilia dell'autore, e Porto Empedocle sono degne di una colonna sonora di Morricone, mentre Maria Magdalena ha un piglio più balcanico, accentuato dalla percussioni e dal sax tenore. ”Gloom Lies Beside Me As I Turn My Face Towards The Light” è un ottimo punto di partenza, fatto di riferimenti sofisticati ed esecuzioni centrate.
Articolo del
14/06/2013 -
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