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Opera seconda dei Venua, formati attualmente da Marco Fasolo (batteria), Fabio Dalè (basso), Samuele Ghidotti (voce e chitarra) e Jodi Pedrali (organi e tastiere). “Blah Blah Blah” , purtroppo, non riesce nel tentativo di mettere in luce la band offuscando, al contrario, le indubbie qualità di cui sono pregni questi musicisti bergamaschi. Come artefici (e carnefici) di questo scetticismo troviamo gli eccessivi rimandi a riff di un passato più o meno recente e testi ridondanti, a cominciare già dal secondo brano 9 Settembre, una fusione tra Under My Thumb degli Stones in sottofondo e Steady As She Goes dei Raconteurs nel ritornello. Purtroppo le citazioni, certamente lodevoli, non finiscono qui e persistono in Se vuoi, Devi, il cui riff iniziale, infiocchettato da testi in stile adolescenziale, si avvicina pericolosamente a quello dei Black Keys in Run Right Back.
Più innovativi rispetto ai precedenti, troviamo brani come Lei Dice “Ormai” collocato in apertura di disco, Bang e Alice, sicuramente più vicini all’eventuale “manifesto” del loro stile, scorrevoli e sufficientemente orecchiabili. Ciò che stona nel quadro generale del disco sono, invece, l’eccessiva teatralità del cantato (un rimando al primo Celentano con sprazzi di Buscaglione) unita all’uso massiccio di riempitivi e alla mancanza di inventiva del suono, scardinate da episodi inaspettatamente positivi (ad esempio la ballade nostalgica di Via Petrarca), però sempre troppo rari per lasciare il segno. Il risultato della fusione di vari stili, tra cui il rock anni ’60 e il pop tipico del belpaese, migliora verso fine disco (Sunday, A presto..), lasciando comunque perplesso l’ascoltatore, costringendolo a storcere il naso più volte. Ci auguriamo dunque che i Venua, forti di esperienza sul campo e ricaricati da una dose di ispirazione, ci riservino in futuro sorprese migliori.
Articolo del
21/06/2013 -
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