Si presentano al 'Bel Paese' e al mondo con questo album i Celeb Car Crash, progetto parmense nato dalle ceneri dei Lena's Beadream, band nella quale figuravano il singer Nicola Briganti e il chitarrista Carlo Alberto Morini, ai quali vanno aggiunti l'ottimo batterista Michelangelo Naldini e il bassista Simone Benati. Uniti fatalmente da 'affinità elettive e dalla selezione naturale' (cit.), questi quattro ragazzi stupiscono per la determinazione e il menefreghismo, o se vogliamo il coraggio, con cui hanno deciso di portare avanti questo nuovo progetto, sostanzialmente pregno della propria essenza. “Ambush!” , un'imboscata che minaccia lo status quo, ma senza voler essere un pericolo reale, piuttosto uno stimolo per le coscienze: ognuno deve essere ciò che è o ciò che vuol essere, senza adeguarsi ad uno standard imposto. Tradotto musicalmente, questo concetto si concretizza in una rappresentazione definita dalla stessa band 'impopolare', ma genuina, 'senza mediazione'. E impopolare lo è realmente, ma in maniera parziale. Questo sano rock, duro, alternativo, di derivazione post-grunge, etichettabile con numerosi aggettivi dall'aspetto sempre poco edificante o pertinente, è effettivamente controcorrente per la cultura italica, ma tutto sommato tiene aperto più di uno spiraglio ad una carriera vivace nell'Europa centro-settentrionale e soprattutto negli States. D'altronde è ciò che oltreoceano producono da circa vent'anni!
Svariate potrebbero essere le gloriose influenze citabili per quest'opera prima, dagli Stone Temple Pilots ai Soundgarden, passando per i più recenti Foo Fighters o Alter Bridge. Nel complesso comunque bisogna sottolineare come i Celeb Car Crash siano riusciti a personalizzare il proprio stile, tanto che sarebbe veramente ingiusto limitarne i meriti, come si trattasse di un mera imitazione o ancor peggio di un 'collage di altrui idee'. “Ambush!” è un album non innovativo, non originale, ma dannatamente ben fatto! Le 12 (13 effettive) tracce si susseguono l'una dopo l'altra trasportando l'ascoltatore tra riff potenti e aggressivi, cavalcate metalliche, assolo non presuntuosi, arpeggi meditabondi. Il livello medio è decisamente alto, soprattutto per un debutto, e anche se il repertorio, pur essendo vario, rimane sempre coerente (fin troppo...almeno una ballata potente sarebbe necessaria!), non vi è un attimo di noia, né un alcuna caduta fragorosa. Adrenalinico dall'inizio alla fine, l'album raggiunge i suoi picchi nei brani Celeb Car Crash, Tied Up, Jerk, I Wear Black 'Cause I'm Blue, nell'ultima Bushido e soprattutto nella mordace Blinded By the Light, la traccia più rock 'n' roll, dal sapore retrò eppure così al passo coi tempi! Più che discreto poi il primo singolo scelto, ovvero l'opener Dead Poets Society, omaggio non velato al film “L'attimo fuggente” di Peter Weir, oltre che sunto alquanto completo della proposta musicale dell'album; lascia il segno, inoltre, anche la cover di I'm the Walrus dei Beatles, cinta da una veste decisamente più aggressiva e moderna dell'originale. L'unico episodio enigmatico e, personalmente, debole di questo primo full-length è Something Wrong About Him, pezzo misticheggiante ma senza fascino.
Tanti i pregi da rilevare in questo debutto (affiatamento, preparazione strumentale ottima, arrangiamento al limite del perfetto ecc.) ma vorrei sottolineare particolarmente l'ottimo lavoro in fase di produzione e missaggio (l'album è un album 'vero', cosa rara per le band emergenti, solitamente). Un plauso speciale va poi tributato a Nicola Briganti, cantante dalle doti eccezionali, timbro piacevole ed intenso, a suo agio in tutti i brani dell'album, sempre espressivo, sempre grintoso, senza mai una sbavatura e senza eccessi e preziosismi autocelebrativi. Mi è capitato di rado di essere così piacevolmente impressionato dal cantante di una gruppo underground. Anche per questo auguro ai Celeb Car Crash (ecco, forse il nome è un po' opinabile...) di ottenere consensi sia in Italia, di modo da smuovere un po' i gusti nostrani, sempre intrinsecamente provinciali, che all'estero, così da affermare, come già fatto da altre band, l'immagine di un'Italia rock, almeno nelle profonde viscere!
Articolo del
09/07/2013 -
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