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Classe ‘84, Marcello Capozzi è un compositore casertano che già da alcuni anni porta avanti con pazienza e sensibilità il proprio discorso musicale. Un discorso sicuramente onesto e puro il suo, in quanto poco artefatto ed orientato piuttosto verso una scrittura attenta ed elegante, nonché rigorosa e versatile. Il 12 giugno scorso è stato pubblicato per Seahorse Recording il suo album d’esordio, intitolato ”Sciopero” e ad arrivato a poco più di un anno di distanza dal precedente ed omonimo Ep autoprodotto. “Sciopero” è stato registrato e mixato fra Trapani e Caserta nel 2012, in pratica da febbraio a dicembre. Ad assisterlo in questa intensa fase di incisioni ed accorgimenti sonori Paolo Messere e Nicola Tranquillo. Francesco Lo Presti ha invece fornito il proprio contributo a livello di arrangiamento in ben tre canzoni: l’iniziale Il Vetro E L’Intero, Sciopero e Solstizio D’Inverno.
L’album consta in totale di dieci tracce, quattro delle quali già presenti nell’Ep del 2012 e per l’occasione reinserite in versione rimasterizzata. Sonorità per lo più cupe ed ombrose attraversano costantemente questa raccolta, interessante per via del fatto che, pur denotando una matrice sostanzialmente autoriale, i brani in scaletta non mancano di andare spesso oltre gli schemi classici della forma canzone. Mai eccessivamente scontate risultano essere, del resto, le strutture dei componimenti. “Sciopero” non è poi soltanto un disco fatto di chitarre acustiche arpeggiate e di arrangiamenti prevedibili, bensì un lavoro che dal punto di vista sonoro non disdegna affatto la contaminazione. Molte sono le chitarre elettriche al suo interno, così come le programmazioni elettroniche, i synth, le tastiere, i loop e gli effetti; ne Il Testimone trova spazio anche un bellissimo sassofono ad esempio, suonato tra l’altro in maniera impeccabile da Tommaso Miranda.
Alle volte anche il cantato ruvido e profondo di Capozzi viene connotato in maniera particolare, risultando addirittura leggermente effettato negli episodi più sperimentali e dilatati (è il caso di 1984, ma anche dell’ipnotica e conclusiva Scaldare Il Freddo). Introspettivi ed intriganti sono inoltre i testi, molto efficaci in fatto di narratività e capaci di imprimere chiare immagini di suggestione e neorealismo nella mente di chi ascolta con attenzione e partecipazione. Serve ovviamente molta pazienza per assimilare e comprendere decentemente questo primo album in studio di Capozzi distribuito da Audioglobe. Un autore, Capozzi, di certo raffinato ma al contempo istintivo ed anche in grado di riuscire a dare un taglio graffiante ad alcune sue canzoni. Serve anche una sorta di predisposizione, di passione, per un tipo di cantautorato non stereotipato, tantomeno ripetutamente incline alla melodia. Insomma, una produzione omogenea tanto sul piano musicale quanto su quello testuale. Un peccato snobbarla a priori.
Articolo del
15/07/2013 -
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