Toni Bruna Formigole 2013 Niegazowana Records di Nicolina Di Gesualdo

“Formigole” è l’album di debutto di Toni Bruna, cantautore triestino che non ama definirsi “artista”, quanto piuttosto “artigiano della musica”. Tra l’altro, di un artigiano nel vero senso della parola si sta poi parlando: Bruna è infatti un falegname che, più che consapevolmente, sogna di poter fare della musica il suo mestiere a tempo pieno.
Il disco si compone di dieci tracce limpide, dirette, avvolgenti negli arpeggi che le caratterizzano e rese oltremodo sentimentali dal timbro vocale dell’autore (Baiamonti). La scelta di scrivere i brani interamente in dialetto (nello specifico triestino) non è nuova agli amanti del cantautorato italiano d’eccellenza: antesignani del genere furono infatti De Andre’ (vedi Crêuza De Ma), il quale sosteneva per primo quanto fosse importante mantenere vive le lingue dialettali e preservarle dall’oblio al quale erano inevitabilmente destinate, Pino Daniele e, più di recente, Davide Van De Sfroos.

Proseguendo con l’ascolto, gli indizi disposti da Bruna si fanno via via più chiari: dietro all’affetto per le proprie origini, risaltano un’innata predisposizione per i ritmi latini (Cristo De Geso, Formigole) e un indubbio interesse per terre lontane, rafforzato dalla scelta di utilizzare strumenti come l’ukulele (che riporta alla mente il folk di Eddie Vedder), il glockenspiel o la tromba melodica.
Ma è verso fine disco che si concentrano i segnali di un irresistibile romanticismo: Picar e Serbitoli sono, per l’appunto, canzoni semi-acustiche, estremamente emotive, sulla cui scia si collocano Tesounasanta e Una Bela Casa, due piccoli gioielli che vanno a incastonarsi nella cornice di bravura generale, chiudendo il cerchio di identità e appartenenza nel quale, probabilmente, è contenuto tutto il messaggio di “Formigole”.