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Mad Chickens
Kill, Hermit!
2013
Lady Music Records
di
Giuseppe Celano
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Mad Chickens nasce nel 2004 da scorie punk-noise con radiazioni grunge. Vessati da vari cambi di line-up, si stabilizzano nel 2007 firmando un contratto discografico con la Lady Music Records. Dopo un primo Ep di sei tracce, in memoria della bassista scomparsa, arrivano alla pubblicazione di ”Kill, Hermit!” (2012). Registrato e mixato in analogico, il disco mostra questo interessante trio impegnato nella fusione dei vari elementi cercando una formula personale che non scimmiotti nessuno dei loro mentori. 12 tracce introdotte da God In My Head, opener che racchiude in un sol colpo quanto appena detto: le atmosfere sono prettamente punk ma levigate dalla produzione, le due ugole di sesso opposto si scontrano su un tappeto quasi ipnotico (Horses Enchantess) e pennellate di chitarre elettriche appena accennate. Valeria Guagnozzi, voce e chitarra, Laura De Benedictis chitarra/tastiere e infine Nicola Santucci alle pelli propongono un buon prodotto toccando vari generi seppur mantenendo di base il piglio riottoso del punk. L’intero disco sembra un concept, i brani sono collegati fra loro senza nessuna pausa e non è sicuramente di facile assimilazione. Non provate neanche lontanamente ad ascoltarlo come sottofondo, magari mentre siete impegnati a fare le pulizie domenicali (Black Allergic), ha bisogno di ascolti ripetuti prima che si fidi di voi per poi lasciarvi entrare nel suo mondo. L’andamento è spesso lento e meditabondo, abbastanza paradossale considerando la loro attitudine punk, ma è proprio in questa scelta aliena dai soliti clichè che risiede la forza di questo parto (Jack ’69). Come per tutti gli esordi anche questo lavoro non è perfetto, ci mancherebbe altro, non pretendiamo prodotti preconfezionati per gli scaffali di MTV. Le incertezze sono ben accette come dimostrazione di genuinità, più che nel songwriting i problemi si annidano nelle atmosfere monocordi che tendono a far assomigliare i brani fra loro. Sulla lunga distanza, e precisamente dalla metà in su, affiorano i primi segni di stanchezza loro (Extremely Relaxed In Your Mirror) e dell’ascoltatore. Ma è un neo di cui ci dimentichiamo velocemente con l’arrivo della potenziata Bed Never Bed, più vicina a sonorità grunge. In controtendenza con quanto detto finora Kill Hermit! risulta un disco quasi intimo che sfrutta la sua carica aggressiva per coprire la grande timidezza interiore.
Articolo del
19/07/2013 -
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