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Formatesi nel 2008 i savonesi iVenus pubblicano, a tre anni di distanza da “Tanz”, il loro secondo album intitolato ”Dasvidanija”. In questa manciata di anni hanno avuto modo di condividere il palco con gruppi come Il Pan del Diavolo, Tre Allegri Ragazzi Morti e Baustelle, fino ad aprire per Fabri Fibra e Perturbazione all'Heineken Jammin' Festival del 2011. Ascoltando “Dasvidanija” si ha l'impressione di trovarsi tra le mani un concept album. La vita di provincia, tra chiacchiere al bar, ex amori e personaggi in bilico tra mito e miseria, è indagata dai quattro con una scrittura arguta e agrodolce contaminata da un sound in puro stile pop rock, sebbene non manchino incursioni di elettronica. Fiancheggiati nella realizzazione del disco dal produttore/sound designer Brian Burgan e dalla partecipazione di Michele Bitossi dei Numero 6, gli iVenus hanno dato vita ad un album energico il cui pregio è l'immediatezza con la quale conducono l'intero progetto. Tra elettronica, pop, ballad, rock e punk “Dasvidanija” scorre veloce regalando piccoli quadri di vita vissuta. POP – President Organic Pollutant con i riff di chitarra e le tastiere nella parte finale ci catapulta in un'atmosfera anni '80 che vira poi, in altri brani, su sonorità punk. Ne sono un esempio Grazielle, Rembrandt e Settembre, dove batteria e chitarre elettriche conferiscono ai brani la potenza caratteristica del genere, sebbene siano arricchiti da sezioni elettroniche tali da renderli pezzi elettro - punk. Con The Great Capitombolo, parabola esistenziale che prende ad esempio le gesta sportive del giocatore di baseball Mordecai Brown, ci spostiamo, invece, su un versante pop che vede gli iVenus condividere la scena con Bitossi. In Ventricoli il gruppo strizza un po' troppo l'occhio ai Nirvana, anche se il sound del trio di Seattle è distorto dalle evidenti influenze elettro che tornano di brano in brano e che danno l'impronta a l'intero progetto. L'unica ballad presente nel disco, incentrata su un amore finito, è l'omonima Dasvidanija. Alla melodia delicata del brano è contrapposto un testo dal sapore amaro, a tratti vendicativo. Dicotomia che risulta vincente tanto da rendere la canzone il pezzo più interessante del disco che tende altrimenti a riproporre, musicalmente, uno schema troppo simile che rischia di appiattire il risultato finale.
Articolo del
09/09/2013 -
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