Riduttivo parlare di dark rock quando si parla dei Demetra Sine Die, gruppo fondato da Marco Paddeu (voce e chitarra) e Marcello Fattore (batteria), con Adriano Magliocco al basso e il synth affidato a Matteo Orlandi : nella loro musica vivono influenze metal, progressive, psichedeliche, il tutto miscelato in modo coinvolgente e suggestivo. Nel loro curriculum anche l'apertura del concerto genovese dei norvegesi Theatre of Tragedy e Gothminister nel 2006. “A Quiet Land Of Fear” segue “Council from Kaos” del 2008 e l'EP “Distances” del 2010. Red Sky of Sorrow si apre con i versi di William Blake tratti da “Songs of innocence and experience” recitati dalla voce di Silvia Sassola (Roby Nappi Calcagno alla tromba è l'altro guest dell'album) su suoni distorti, che rievocano paesaggi spettrali, mood a cui si aggiungono echi. L'effetto è decisamente suggestivo: ci sembra di essere in un deserto di rocce ai cui pericoli sfuggire. Il paesaggio si rischiara lievemente poco più avanti. Permane il carattere ambient con venature quasi tribali. Il brano termina in un'esplosione. Black Swan è cieli neri e strade d'asfalto. Sopravvive un sound dal sapore tribal , l'utilizzo degli echi, il tutti declinato in un tappeto sonoro più tranquillo, con venature metal. Sul finale il suono si fa claustrofobico e il carattere metal del brano più marcato. Si inserisce senza spezzare il ritmo A Quiet Land of Fear, l'ossimorica title-track, che parte in quarta per poi assumere un andamento più lento e mantenere un suono agile dall'anima spiccatamente prog. 0 Kilometres To Nothing ci riporta idealmente su quelle strade che avevamo conosciuto con Black Swan. Si alterna un canto nostalgico e sferzate sonore potenti che lasciano senza fiato. Ancestral Silence con i suoi 2:20 minuti spezza la sequela di lunghi brani. Questa volta il mood è space rock.
Silent sun, forse il brano più puramente dark rock dell'album, ha un che di Bauhaus nelle sonorità che gli danno carattere. Bello il finale a ripresa. Distances con i suoi 8:33 minuti è il brano più lungo dell'album, un giro sonoro di cui vengono sviscerate tutte le potenzialità. La voce si inserisce a metà brano tra i suoni spaziali in bilico tra pesantezza e raffinatezza. Tra Distances e That Day I Will Disappear Into The Sun,Inanis si insinua come un serpente e si fa spazio con agilità e magnetismo, intermezzo molto riuscito. That Day I Will Disappear Into The Sun conclude l'album recuperando il mood tribal/metal/ambient. Questa volta il cantato ha più spazio dipingendo malinconia, fino a quando il tutto si spegne nel sole. Una bella prova quella dei Demetra Sine Die, un dark rock che si muove abilmente tra prog, ambient, space rock, con incursioni nel metal. I riferimenti colti a Blake, nel segno di cui si apre l'album, sono ben inseriti e aprono ulteriori vie all'immaginazione. Una nota di merito ai testi. Forse un po' troppo lungo e a volte ci si distrae, ma è un viaggio che si fa più che volentieri, un album che si ascolta con piacere quando si ha voglia di lasciare l'immaginazione libera di vagare nella terra oscura ma ricca di fascino che è dentro di noi. E torneremo più volte a ripercorrere quei sentieri. Promosso.
Articolo del
11/09/2013 -
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