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È un disco obiettivamente brillante e ricco di colori quello confezionato dal cantautore romano classe ’86 Tommaso Di Giulio. Rilasciato per conto dell’etichetta Leave Music, ”Per Fortuna Dormo Poco” è il secondo album in studio del giovane compositore che già nel 2011 era riuscito ad ottenere una discreta considerazione grazie alla pubblicazione del cd d’esordio “Tutto Il Male Vien Per Nuocere”. Mentre la realizzazione della precedente raccolta d’inediti si era concretizzata all’insegna dell’autoproduzione totale, in quest’occasione Di Giulio ha potuto contare sul preziosissimo apporto di Tony Canto: sua è infatti la produzione artistica di ben undici pezzi su dodici, un lavoro che lascia intravedere una discreta e tangibile crescita da parte del suo autore, si avverte infatti maggiore intraprendenza dal punto di vista della scrittura, mentre musicalmente queste nuove canzoni manifestano più varietà in quanto a spunti e intuizioni. Onesti e calzanti inoltre gli arrangiamenti, in cui si nota un’equa ripartizione dei compiti svolti dai singoli strumenti. Domenica: Natale è il primo brano in scaletta. Trattasi di una canzone molto graziosa e delicata, con qualche rimando al Pino Marino di Non Bastano I Fiori e caratterizzata da suoni tanto semplici quanto moderni e curati. Più retrò invece l’approccio musicale che contraddistingue la successiva Le Mie Scuse Più Sincere. Qui è il Cristicchi più attuale, recente, a scorgersi tra le pieghe di un pezzo tutto sommato delizioso e godibile nelle sue sfumature. Se con Farò Colpo si riscontra un passo indietro per quel che riguarda l’originalità del linguaggio e delle melodie, già le tracce numero quattro e cinque del disco, ovvero In Confidenza e Lievito, sembrano possedere la giusta imprevedibilità, determinante per far riprendere quota al mood di un album forse troppo lungo e che, con l’omissione di almeno un paio di brani, sarebbe di certo risultato più fluido e scorrevole nel suo insieme.
Lascia un po’ a desiderare invece la title-track: a non entusiasmare non sono tanto le programmazioni utilizzate da Stefano Profeta, bensì le liriche. Nello specifico risultano piuttosto prevedibili le parole che vanno a comporre l’inciso: ”Per fortuna dormo poco / non rispetto il coprifuoco / Io sogno meglio da sveglio / per fortuna dormo poco / penso quasi solo a lei / Il cuscino è un punching ball / e io sono Cassius Clay”. Terminata Per Fortuna Dormo Poco si arriva poi a Trasparente, sicuramente un buon episodio e, in fin dei conti, più convincente rispetto alle successive Gli Equilibristi, Digiuno e Voglio Un Monitor, componimenti, questi, in cui viene un po’ troppo fuori l’indole pop rock italiana del musicista capitolino. Gli ultimi due episodi del cd sono Per Farti Un Dispetto e Le Canzoni Allegre. Se nella prima si riscontra più di un legame con le tre canzoni che la precedono in scaletta (almeno sotto l’aspetto prettamente musicale), la seconda manifesta un atteggiamento sonoro tutto sommato abbastanza scarno. Al di là di ciò, non sembra venire meno il carattere smaliziato della scrittura di Di Giulio (“Da quando sei andata via / ho rotto l’orologio per guadagnare tempo e cercare l’ironia / ma quello che ho trovato è un umorismo tetro”). Nel concludere l’analisi di “Per Fortuna Dormo Poco”, si può rimarcarne certamente la freschezza e l’evidente leggerezza generale (peculiarità, quest’ultima, da non considerare assolutamente in chiave negativa). Probabilmente è un disco che rischia di suonare meglio dal vivo, magari con un’impostazione acustica ed essenziale. È chiaro che non siamo di fronte al disco italiano dell’anno, però sarebbe ingiusto e inopportuno sottovalutarlo in pieno. Considerando che si tratta della seconda opera solista di un cantautore di appena ventisette anni, non ci si può lamentare. Di tempo per stupire ed entusiasmare la critica ce n’è.
Articolo del
13/10/2013 -
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