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Dead Shrimp
Dead Shrimp
2013
Ali Buma Ye! Records
di
Arianna Jakubowski
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Seguendo l'equazione dei gamberi i Dead Shrim fanno tre passi indietro (3 cover di classici del blues ‘pre war’) e sette in avanti con i loro brani inediti. Il trio romano con una voce, quella di Sergio De Felice che sembra aver preso lezioni da Gill Scott-Heron con molte fumate in meno, una chitarra slide nelle mani precise e veloci di Alessio Magliocchetti Lombi, e una batteria che riesce a dominare la potenza del blues a colpi di cassa affidata a Gianluca Ginnasio, rincorre i motivi del vecchio blues e non inciampa mai. Incalzante ma mai precipitoso, coinvolgente: "Dead Shrimp" corre veloce e sa quando fermarsi a prendere fiato in brani come Mary. Lanciano i dadi con determinazione, scendono a patti con il diavolo, che pare ce l'abbiano non solo in testa Devil In My Head, ma anche nel sangue, e soprattutto non dimenticano mai di iniettare la giusta dose di soul. E' un grosso rischio, infatti, quello che corrono con brani come Keep Your Lamp Trimmed and Burning di Blind Willie Johnson dove il blues diventa spiritual, ma la loro giocata la fanno bene. Le mani sudano e i piedi non riescono a non seguire il tempo, e tra una traccia e l'altra ci si ferma giusto per chiedersi: che la Capitale sia stata invasa dal Tennessee? Più che di un'invasione qui è il caso di parlare di un contagio, lo stesso che si prova ascoltando brani come Compulsive Shag (con la compagnia del ben noto Roberto Luti) o The Rambler:"Long way from home" intona De Felice, sembra questa la destinazione della chiamata alle armi del blues che riesce a sbarcare oltreoceano e a farsi accogliere nelle braccia (Chained è uno dei pezzi più riusciti nel panorama nu-bluez emergente) di una nuova generazione di blues men italiana finalmente ‘unchained’. "Mollate le cime" diceva Mark Twain, con il prossimo album ci aspettiamo una virata: dai porti sicuri del Mississippi a nuove rotte, le vostre, l'equipaggio promette bene.
Articolo del
16/11/2013 -
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