Nerocapra Vox Inferi 2012 F.O.A.D. Records di Giuseppe Celano

Se hai mangiato pesante con l’aggravante che è lunedì pomeriggio, l’unica salvezza è celata nell’ascolto di ”Vox Inferi” dei Nerocapra. È l’ideale per digerire e perdere anche qualche neurone del cervello, mandato in pappa dalla ritmica trita ossa. Se non l’aveste capito sono complimenti e non bastano di sicuro a imbrigliare, in parole, le qualità di questo disco. Nascono per volontà di Mirco Rizzi e Dne, l’idea è di recuperare le sonorità ancestrale e cavernicola del death metal (Vermi).
Nel 2010 arriva il B(atterista) e un anno dopo si presentano con “Vox Inferi” il cui sound è nero pece. Dopo aver schiacciato play vi sembrerà di fare una visita guida, al buio, dentro uno dei gironi dell’inferno, scegliete voi quale il risultato non cambia. Gli unici punti di riferimento sono il death metal ben suonato, con chitarre veloci e snelle, e il canto (luci)ferino che sembra il rantolo del Male.
S.a. erutta assoli e riff spediti, ritmica compressa e richiami al metal classico con una leggerissima apertura progressiva, ben però lungi dall’essere prog. Metal dicevamo, sì ma di quello sozzo e violento, carico come una balestra e squisitamente retrò (Heaven – Smiles). Cantano in italiano, ma ci vogliono almeno un paio di canzoni per capirlo il che non può essere che un bene!
Arrivando al giro di boa ancorato a Sole In Terra le cose peggiorano pesantemente precipitando l’ascoltatore nella disperazione. La sezione ritmica aumenta di volume, le rullate diventano strette, i pattern sono veloci e spalmati sul rifferama che farebbe felice anche Toni Iommi.
Il tutto fornisce il tappeto sonoro perfetto per l’assalto gutturale di Mirco Rizzi (Capronero). Non ve lo consiglio, a meno che non siate pazzi o ancora vivi, per tutti i belli addormentati nel bosco c’è la reunion degli 883 o il nuovo dei CANI.
Articolo del  27/11/2013 -  ©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati