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Davide Solfrini
Muda
2013
New Model Label
di
Alessandro Basile
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Reduce dalla pubblicazione di ben due Ep, “Shiva E Il Monolocale” e “Circadian Blues”, lo scorso 26 novembre Davide Solfrini, giovane compositore di Cattolica, ha finalmente dato alle stampe il suo primo album in studio. ”Muda”, licenziato per conto dell’etichetta New Model Label, contiene dieci pezzi: nove inediti più la versione live della title-track eseguita con tanto di band al seguito lo scorso 22 giugno presso il Music Garden di Fermignano (della registrazione del pezzo si è occupato Simone Cossignani). Alla luce di quanto ascoltato a più riprese, l’origine delle canzoni di questo disco pare essere sostanzialmente acustica: c’è in effetti la sensazione che l’autore romagnolo classe ’81 abbia concepito questi brani imbracciando la chitarra, tirando giù parole ed accordi come se piovesse. Tuttavia, in fase d’incisione Solfrini e i suoi musicisti hanno poi cercato di rendere dinamico ogni singolo brano soprattutto attraverso l’ausilio di elettricità (e distorsioni). Considerando poi la presenza pressoché fissa di batteria e basso, ecco allora che “Muda” finisca per denotare un’attitudine abbastanza pop rock, seppur sobria, moderata. Di questi componimenti sono molto interessanti i testi, sempre potenti e ricercati: il linguaggio è del resto tagliente, oltreché brillante e diretto. Un po’ meno esaltanti risultano essere invece gli arrangiamenti: per quanto coraggiosa e coerente sia stata la scelta di accentuare la spigliatezza dei brani a suon di chitarre elettriche, mai comunque invadenti poiché “manipolate” con cautela ed eleganza, appaiono tutto sommato simili tra di loro le soluzioni adottate. Forse aggiungendo dei fiati e degli archi qua e là, e riducendo al contempo l’utilizzo delle chitarre e del piano, il disco ne avrebbe beneficiato in fatto di eterogeneità. Impressioni personalissime a parte, “Muda” è comunque un lavoro onesto e piuttosto valido. Serve un attimino di pazienza per inquadrarlo e per metabolizzare la scrittura del suo autore, questo è innegabile. Tuttavia, terminata tale fase di “assimilazione”, le canzoni in scaletta finiranno sicuramente col convincere chiunque deciderà di mettersi all’ascolto. Parliamoci chiaro: non siamo di fronte ad un capolavoro. Certo è che però non ci sono nemmeno i presupposti per snobbare a priori una produzione del genere.
Articolo del
07/01/2014 -
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