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Melampus
N° 7
2014
Riff Records/Locomotiv Records
di
Alessandro Basile
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Quando esordisci con un album di tutto rispetto come “Ode Road” è davvero dura scrivere e pubblicare un successore, un ideale seguito che possa esserne quanto meno all’altezza. Non è impossibile, sia chiaro. Certo è che per riuscire ad intrigare e stupire a distanza ravvicinata serve stile. Servono estro, lungimiranza. Tutte qualità che ai bolognesi Melampus non mancano affatto. Che siano proprio tali doti ad avergli permesso di superarsi con il loro secondo album in studio intitolato ”N° 7” e pubblicato grazie ad una collaborazione tra Riff e Locomotiv Records? Senz’altro. O meglio, diciamo che non sono le uniche. Già, perché di una band di questo tipo è necessario riconoscere pure un notevole tasso tecnico, nonché una discreta versatilità compositiva. Ma non è tutto: c’è anche tanto coraggio nell’indole artistica dei due componenti Francesca Pizzo e Angelo Casarrubia. Coraggio che gli ha permesso di presentarsi con un nuovo progetto discografico assai differente in fatto di suoni ed intenzioni rispetto al precedente, e già citato, “Ode Road”. Dimenticatevi perciò quelle particolari, suggestive connotazioni eteree del primo cd. Dimenticatevi quelle dilatazioni, quelle sfumature rarefatte ben riconoscibili in Double Room piuttosto che in The Path, così come quelle tracce più tirate tipo Fall. In “N° 7”, anticipato dal singolo Warehouse, il cambio di registro è senza dubbio forte, ma non così brusco come si potrebbe pensare. C’è un minutaggio generale ridotto. Ci sono arpeggi e progressioni chitarristiche ammalianti in bilico tra Low e Grizzly Bear. Ci sono strutture più nitide e definite. E poi c’è ruvidità, c’è oscurità. C’è tanta wave in “N° 7”: ricorrenti e pregevoli risultano essere del resto i rimandi ad un sound che ricorda in maniera non proprio velata quello tipico di strepitose band del passato come Bauhaus e Scratch Acid. Cosa resta allora di “Ode Road”? Innanzitutto quella sontuosità e, al contempo, quella non indifferente sensibilità che pure stavolta ha permesso ai Melampus di trovare in ogni episodio le soluzioni più opportune per far decollare un pezzo oppure per dargli il giusto tocco finale; quindi il taglio elettrico e la tendenza a dare vita, seppur in modo abbastanza saltuario rispetto al passato, a momenti di sospensione in stile Dead Can Dance (Waltz For Nina su tutte). Nove sono gli inediti inclusi in questa splendida produzione targata Melampus registrata – ma anche mixata – nella loro città natale da Lorenzo “Loz” Ori e Giovanni Garoia presso gli studi del Locomotiv Club (la lavorazione si è concretizzata nel corso della passata estate). Due invece gli ospiti che hanno preso parte alle incisioni, entrambi componenti del medesimo gruppo ed entrambi alle prese con lo stesso strumento, ovvero il synth. Trattasi di Enzo Moretto e Ilaria D’Angelis, rispettivamente voce/chitarra/piano e voce/basso degli …A Toys Orchestra. Se Moretto ha curato le parti di synth sulla terza traccia in scaletta, vale a dire While We Float, la D’Angelis è andata invece ad intervenire su GAD, canzone dal mood molto ipnotico. Il resto è stato tutto suonato dalla cantante ed autrice dei testi Francesca Pizzo (sue le chitarre e le tastiere) e da Angelo Casarrubia (addetto alla batteria e alla programmazione dei vari loop). “N° 7” è un album che soddisfa e convince chi è in cerca di qualcosa di tagliente ma non per questo carente in fatto di raffinatezza e di efficacia. Grandissimo ritorno.
Articolo del
30/01/2014 -
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