Alfabox Alfabox 2014 Matteite di Giuseppe Celano

Gli Alfabox sono cinque giovani musicisti al loro terzo omonimo album. Vengono da Udine e sfruttano delicate linee armoniche accoppiate a riff muscolari, bridge appiccicosi come melassa d’estate e suoni danzerecci che rendono i loro brani facilmente commestibili (Miracolo italiano).
Ciò non significa che le loro siano delle semplici canzoncine sul giro di Do. Registrato perlopiù in cinque giorni, al Mushroom Studio di Enrico Berto, ”Alfabox” centra l’equilibrio fra gli elementi riuscendo anche a far funzionare il cantato in italiano. Il basso fa spesso la voce grossa conducendo i giochi insieme alle pelli che spingono a cassa dritta (Ormai E’ Troppo Tardi).
Richiamano alla mente molti altri illustri colleghi (Subsonica, Teatro degli orrori e Afterhours, gli ultimi due per alcune incrinature del canto) ma senza scimmiottare nessuno. Una buona dose di sano funk ondeggiante fornisce quella forza trasversale che serve alle composizioni per non risultare piatte o prevedibili. In passaggi come Ghiaccioli riescono a trovare una ricetta vincente che frulla tutto quanto abbiamo appena detto su. Un brano pop da manuale.
È rock che, sebbene molto melodico, non sfrutta l(e)accate soluzioni melodiche per rimanere a galla. Questo tiro dritto e il piglio punk, nell’intenzione più che nel sound, è figlio d’una registrazione in presa diretta, base perfetta da cui il loro rock rabbioso può decollare con facilità.
Ma non è tutto, da metà in su il disco muta atmosfera virando con maestria e senza strappi (al motore avrebbe detto qualcuno) verso un sensibile aumento di melodia che non diminuisce però il disagio emerso dai testi. Dategli una chance o datevi fuoco (perdonaci Pino Scotto per l’utilizzo del tuo motto in questa sede!).
Articolo del  18/02/2014 -  ©2002 - 2024 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati