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AlteriA è un'artista che ha poco bisogno di presentazioni. Ben conosciuta dal pubblico rockettaro italico, se non per la carriera da front woman dei No More Speech, quantomeno per la conduzione di programmi radiofonici e televisivi su emittenti di prima fascia (RockTV, Rai 4, Rai 5, Rocknrollradio.it), Stefania Bianchi – così all'anagrafe – era ormai da un pò attesa al salto verso la carriera solista. D'altronde non le manca nulla: presenza scenica, personalità forte, ottime doti canore, energia in quantità. Soprattutto, una gran voglia di mettersi in gioco. Date tali premesse, “Encore” lascia nell'ascoltatore un misto di disorientamento ed insoddisfazione. Chiariamoci: come primo album non è assolutamente da buttare. Vi sono idee non nuove ma convincenti, la produzione è buona, il talento della singer leonina è posto in risalto. Il punto è che non si tratta di un vero debutto, bensì di un rilancio in una veste inedita. Questo comporta delle aspettative inconsciamente tramutate in pretese: tutto ciò a discapito di un giudizio critico realmente obiettivo. Dieci le tracce che compongono il full length in questione, per una durata che supera di poco i quaranta minuti complessivi. Il tempo giusto per rendere ogni pezzo fruibile e non stancare l'attenzione di chi ascolta. Filo conduttore di tutto l'album è una cupezza che ispira una sensazione di malessere, ben oltre la malinconia riscontrabile in altri prodotti dello stesso genere. La performance generale di AlteriA è brillante, e la sua voce chiara ma graffiante si pone in netto contrasto con il suono greve delle chitarre distorte. Il livello medio dei brani rimane comunque piuttosto nella norma. Il connubio tra elettronica e alternative metal, con sonorità ed atmosfere molto vicine ad un certo nu-metal americano di qualche anno fa, risulta ben congegnato ma poco originale. Pezzo di assoluto pregio è Dust, la chiusa dell'album, energica e vigorosa come gli altri brani, ma resa unica dalla complessità strutturale e dalla presenza di un ritornello onirico e trasognante che si collega direttamente alle atmosfere della precedente Love/Angel, altra traccia di ottimo livello scandita da un riff di basso martellante e psicotico ed impreziosita da una reinterpretazione inconsueta di Whole Lotta Love. Di fattura egregia anche Like an Atom, compatta ma completa, sostenuta da un riff potente ed orecchiabile che funge da contraltare ad un testo maggiormente intimo e riflessivo. Altri cambi di ritmo e di sonorità segnano Empty Land ed In Your Grave, nella parte centrale dell'album, mentre Sickness colpisce per l'audacia dello stacco tra strofe e ritornelli che offre all'ascoltatore la percezione di un forte squilibrio. L'aggressività che permea gran parte di “Encore” giunge al suo acme nella title-track, la cui scarica di adrenalina sfocia in una brutalità ritmica che sembra ricollegarsi alla tetraggine quasi rabbiosa che pervade l'opener Suck My Soul. Completano il tutto Bad Trip e Protection, brani accomunati da una banalità di fondo che li fa scadere nell'anonimato, e resi ad ogni modo sufficienti dalla prestazione vocale di AlteriA, che proprio in questi pezzi 'deboli' pare riuscire ad ottenere il meglio da sé. Tirando le somme, resta l'impressione di un album nel complesso valido, eppure ancora acerbo, nonostante il considerevole bagaglio d'esperienza accumulato fin qui dalla rossa VJ. Non si può parlare di delusione, però di certo vi è la necessità di procedere verso un migliore sfruttamento del potenziale a disposizione già dall'eventuale prossimo disco: noi attenderemo, con fiducia non scalfita.
Articolo del
02/05/2014 -
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