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Movimento Artistico Pesante
Movimento Artistico Pesante
2014
Manzanilla MusicaDischi /Audioglobe
di
Giuseppe Celano
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Alcuni dischi non hanno bisogno di grandi presentazioni né di aggettivi altisonanti, irrompono arrogantemente in un sabato pomeriggio assolato di maggio. Si presentano fulgidi, con le loro chitarre pesanti sostenute dai cambi ritmici, arricchiti a loro volta da esplosioni soggette all’inflessibilità matematica e pervase da una follia dissonante (Bardolino). Stiamo parlando del Movimento Artistico Pesante un disco omonimo, uscito per la Manzanilla MusicaDischi Records, che se ne frega delle parole, troppo sopravvalutate si sa, affidandosi completamente agli strumenti. Loro sono in tre, vengono dalla fredda (ma non ancora preda del rigor mortis) Verona rilasciando una serie di deflagrazioni contaminate da radiazioni ricavate dai synth. Al secondo brano si fanno prendere la mano dal solito post rock, fortemente retrò, e forse per questo capace d’esercitare un fascino di altri tempi, chiaramente irresistibile per loro (Baikonur). Al tutto affiancano passaggi più eterei e minimali apprezzabili in II, fatta di pochi pattern alla batteria e note scheletriche rilasciate dalla sei corde. Arrivati al giro di boa piazzano una psicotica traccia, Spreewald, che vive di repentini cambi ritmici e rallentamenti durante cui l’ansia sale veloce come un conato e riscende calmata da antiemetici arpeggi circolari. Per quanto sicuramente discutibile come opinione mi riportano alla mente alcune cose degli Shellac per attitudine e sound più che per il songwriting nervoso. Più maestoso e imponente risulta il crescendo della successiva KFK, fatta di giri armonici ossessivi, nervi tesi e muscoli in evidenza resi lucidi dal sudore grondante derivato dallo sforzo. Poi un attimo di pausa per riprendere fiato durante il minuto di Intro e si riscende verso il dolore cupo, verso strade oscure che prendono le coordinate dapprima dai Mogwai per sfociare in qualcosa di più crudo e inquietante (Jesus Lizard). Avanzano inesorabili le chitarre, pesano i pesanti magli ritmici e torreggiano i synth durante Pezzo dei Queen, il cui titolo onestamente ci aveva messo sulla difensiva. Chiude con livore estetico e denti stretti Van Basten, summa di quanto finora detto. Se tutte queste parole non hanno neanche minimamente destato la vostra curiosità, beh allora vuol dire che siete morti.
Articolo del
14/05/2014 -
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