Left In Ruins Ghost 2013 Epidermic Records di Giuseppe Celano

L’iniziale basso trattore è un avamposto da non superare, un chiaro avviso di pericolo. Se avete deciso di superarlo allora vuol dire che siete pronti a subire ciò che sta per accadere nelle prossime note: un attacco sonico con tanto di growl, batteria secca e chitarre deraglianti. Loro sono i Left In Ruins, il disco s’intitola ”Ghost” e con questi presupposti non potevamo che aspettarci una sferragliante miscela hardcore-punk viscosa, sporca e molto dura.
È tutto racchiuso nei solchi di questo disco dalla durata minimale, i contorni sono netti, le strutture spigolose e alcuni cambi letali se il vostro stomaco è abituato a Rihanna e il suo ombrello. Loro sono Olly (voce), Piff (chitarra), Dani (basso) e Lorenz (batteria), il sound è secco e polveroso come il deserto del Sahara durante una tempesta di sabbia. Non vi aspettate niente di nuovo né virtuosismi vocali, men che meno strumentali ma solo lerciume sozzo, un olezzo nauseante del mondo sui cui i L.I.R. vogliono farvi affacciare.
“Ghost” è ostico e di difficile fruizione, i cambi ritmici paradossalmente sono legati più alla chitarra a discapito della batteria schiacciasassi, settata sul percuotere del rullante e della cassa. Il tutto a volte può risultare davvero molto pesante e ripetitivo ma non credo che la band desiderasse altro durante la registrazione se non questo.
La veemenza di I’m Bored cozza piacevolmente con l’omaggio/cover di Somebody To Love (Jefferson Airplane), qui ben sepolta nel missaggio e riconoscibile solo all’arrivo del bridge. Last Dose e Vicious Cycle, dovrebbero rappresentare, ma prendetelo con le pinze, il loro fianco scoperto, la parte più melodica della band. Per il resto pensate a sangue, sudore, pogo selvaggio, tatuaggi e qualche sana testata fra amici.
Articolo del  27/05/2014 -  ©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati