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Wemen
Albanian Paisley Underground
2014
Black Candy Records / Audioglobe
di
Stefano De Stefano
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Approcciare il primo full lenght dei Wemen può essere problematico perché il rischio, o il vantaggio, di finire per parlare della "band di Carlo Pastore" è dietro l'angolo. E' un'arma a doppio taglio che può inficiare il giudizio su un album sicuramente valido ma sapientemente derivativo come tanti se ne possono trovare in Italia oggi. Il quartetto dei Wemen ha registrato "Albanian Paisley Underground" a Prato circa un anno fa ed escono oggi per la fiorentina Black Candy che aveva già creduto in loro piazzandoli in uno split con i locali The Hacienda; dentro si trova del moderno indie rock che scende a felici compromessi con alcune caratteristiche del post punk e della new wave inglese, mischiate ad un certo reggae e dub che mischiano un po' le carte in gioco. C'è una leggera brezza proveniente dall'Est Europa che permea questo disco dall'inizio alla fine, andandosi a sporcare con quel rock di matrice anglosassone tipico di un qualsivoglia sobborgo londinese: il luogo principe della melting pot, della commistione di culture e generi, crocevia del capitalismo e trait d'union dell'identità e della spersonalizzazione. Questo primo disco dei Wemen scorre via piuttosto bene e velocemente, i primi quattro pezzi sono notevoli ma subito dopo la cover dei Clash l'ispirazione si perde e si finisce per girare in tondo riproponendo senza variazioni la propria ricetta: fin troppo omogeneo, eccezione fatta per la ballata che chiude il disco, quella Will Be Fine che sa di purissimo britpop di fine secolo.
Articolo del
08/06/2014 -
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