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The Great Northern X
Coven
2014
In the Bottle Records
di
Giuseppe Celano
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E così, con calma, i The Great Northern X sono arrivati al secondo disco che s’intitola ”Coven”. Sono veneti e si occupano di rock e dolori addominali legati ai sentiment(alism)i dell’anima. La produzione è pulita, il sound mai minaccioso e le aperture melodiche (The Rival Song) sono intarsiate dalle chitarre, ben in evidenza e presto raggiunte dall’armonica. È quella voce strana, forse un po’ nasale, che rimescola le carte in tavola creando una frattura inaspettata, tanto quanto piacevole. Se proprio siete fan della catalogazione fanno dell’indie della prima tornata, usano sezioni acustiche e iniezioni elettriche con piglio post punk (Skunk). Sono delicati ma non per questo l(e)accati o peggio ancora noiosi, il disco scorre via veloce piacevolmente. Let’s Drown Our Sorrow sfrutta saliscendi emozionali che potrebbero far breccia nei vostri cuori induriti dal costo della vita. Chitarre slide languide di tristezza si mescolano a rifferama blues in Dead Caravan, take dal carattere forte e approccio diretto. Machine Gun Stars cambia nuovamente scenario, ballad dai toni pacati che non alza la voce adagiandosi su chitarre floydiane e ritornello killer. La loro forza sta nei bridge, nei cambi con cui innalzano la temperatura basale con poche note azzeccate, forti di una tempistica teatrale.
Articolo del
07/06/2014 -
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