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Formatisi a Chiasso, i Black Fuo sono al loro debutto. La band è composta da: Alan Alpenfelt (lyrics, voice and keyboard), Alfio Mazzei (chords and electronics), Francesco Giudici (guitar) e Mario Pegoraro (lyrics, bass). Per la cronaca il cantante Alan Alpenfelt è l’ideatore di Radio Gwendalyn, considerata innovatrice perchè dedita alla ricerca di nuove forme comunicative dal punto di vista culturale e attenta a temi di impatto sociale di varia natura. Che cos’ è “Billion Sands”? Il paesaggio lunare e la morte del sole, un ombra scura che invade l’ascoltatore, un eco silente ed ipnotica che indaga nelle viscere della nostra interiorità. I Black Fluo suonano trasmettendo solitudine, una paralisi delle nostre preoccupazioni quotidiane. Un sound post moderno ed elettronico che incalza con i suoi lenti silenzi. La connessione con un qualcosa di più grande, con quel qualcosa che è fuori e dentro di noi. L’Universo fatto di stelle che si muovono con agile e perfetta armonia, un eruzione di beatitudine sonora. In Whisper il cantante Alan Alpenfelt (nato in Scozia) non canta, parla. Sullo sfondo un incedere di chitarre e basso in lento movimento come in un mantra ipnotico. Death Of A Sun, una marcia funerea che rallenta la ciclicità inesorabile del tempo. Un galoppo tra le creste spigolose del suono lunare. In Scarbourough Fair, Alan ritorna con il suo parlare cavernoso, un rimando ai The Doors più lisergici, un atto sciamanico. Il ritornello, una preghiera notturna, un incedere nel nostro essere primordiale fatto della divisione tra uomo e donna e della loro congiunzione per procreare. L’ universo che si esplica nell’ opposizione dei sessi. Narcosia è un pianoforte che guida l’azione del sound, in secondo piano un monologo femminile, voce di donna che parla e parla in un atmosfera ambient. La conclusione è un repentino grignare di chitarre che subito spariscono nel nulla. Vetta artistica dell’album è Les Vagues Caleidoscopiques, chitarre e basso che descrivono un deserto di brividi in cui la musica esplica la sua azione rigeneratrice. Un punto di non ritorno in cui divieni consapevole della verità irrazionale della musica. Non puoi dubitarne, puoi solo ascoltare, all’infinito. Emozioni che travolgono l’ego per ridurlo in poltiglia. Questi sono i Black Fluo. Epici. Caledonia, il pezzo conclusivo, è un rimando ai primi Pink Floyd, tranne nella parte conclusiva in cui il basso e la chitarra prendono il sopravvento regalandoci un ulteriore momento di poesia. Il debutto della band di Chiasso è un piccolo gioiello. Sia ben chiaro che la loro musica non è per tutti, ma in particolare è rivolta soltanto a coloro che amano ‘contemplare’ la musica. Agli altri è consigliato vivamente di astenersi. Buon ascolto.
Articolo del
04/11/2014 -
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