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A dispetto del titolo del suo disco d’esordio, Maldestro – nome d’arte di Antonio Prestieri– le parole sembra averle trovate benissimo. E che parole. Lui è un giovane cantautore napoletano con una naturale predilezione per la ballata jazz alla Paolo Conte e un’inclinazione a parlare di amore, rabbia, speranza, ma anche di disagio e voglia di vivere di un giovane poeta dei nostri tempi. Un poeta che è stato la rivelazione del 2013 con il brano Sopra Al Tetto Del Comune, storia di un operaio licenziato che cerca la soluzione ai suoi problemi arrampicandosi sul municipio. La canzone, inviata quasi per scommessa ai più importanti premi musicali italiani, ha finito per farne man bassa (Premio Ciampi, Premio De André, SIAE, AFI e fra i vincitori di Musicultura 2014) ed è anche presente in questo lavoro. La sua è una storia curiosa. Nato a Scampia, figlio dell’ex-boss della camorra Tommaso Prestieri (che di menestrelli ne aiutò parecchi), se ne allontanò grazie alla madre, a cui è dedicata una splendida poesia presente anche nel booklet del disco. Nonostante i torbidi natali, Antonio scelse comunque di mantenere quel cognome così pesante, perché lui quel mondo lo aveva ripudiato. Tanto che da anni è impegnato sui temi della legalità, della sensibilizzazione dei giovani, e sull’importanza della cultura come fulcro su cui lavorare per sconfiggere la criminalità organizzata. A dispetto di una generazione, la sua, cresciuta a pane e talent-show. Quello che Maldestro non ha ripudiato, però, è una certa napoletanità di cui va fiero. E si sente tra i solchi di un disco dove affiorano qua e là testi cantati in dialetto e intrisi di un’ironia ed una leggerezza tutte mediterranee con cui affronta temi ora profondi (Dannato Amore, Io Sono Nato Qui, Dimmi Come Ti Posso Amare), ora giocosi (Po po po, George Melies, Maldestro). Ma sia nell’uno che nell’altro caso lo fa col piglio di chi sa dire le cose come stanno. Anche a costo di dover cercare le parole.
Articolo del
27/04/2015 -
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