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Elliot Moss
Highspeeds
2015
Pias
di
Claudio Prandin
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Chi non ha mai desiderato di avere tra le mani la favolosa lampada magica abitata dal genio e poter esprimere tre desideri? Giovinezza, fama e ricchezza sono le richieste che maggiormente verrebbero espresse; Elliot Moss ha solo 21 anni, vive a New York, sa suonare diversi strumenti musicali, produce dischi e finalmente ha pubblicato la sua personalissima opera prima. Che l’abbia trovata lui, la lampada, sul fondo dello Hudson River? ”Highspeeds” è il suo disco d’esordio ma in barba al titolo è dominato da tempi lenti, da arrangiamenti scarni e minimali supportati da ritmiche elettroniche; il falsetto quasi bisbigliato diventa un marchio di fabbrica che produce un cantato sognante; i volumi bassi generano atmosfere rarefatte (Even Great Things) che riescono spesso ad emozionare, soprattutto nella bellissima Faraday Cage. Il valore aggiunto è proprio la voce di Elliot Moss mai prepotente e piena di sfumature che quando ricerca le note alte (come nel singolo Slip) ricorda Antony Hegarty. Questi panorami sonori evocano intime serate trascorse insieme agli amici più cari a scambiarsi segreti e confidenze; l’unica eccezione è costituita dalla seconda traccia, Big Bad Wolf, che grazie alla batteria elettronica e al giro di basso sembra uscire direttamente da “Hail To The Thief” dei Radiohead. Onestamente non sono un amante della musica elettronica ma questo disco l’ho ascoltato con molto piacere.
Articolo del
25/11/2015 -
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