|
Sono giovani, carini, ben preparati ed italiani! Tre aggettivi chiave per cominciare a parlare degli Eveline's Dust, un giovane gruppo di Pisa che ha abbracciato come religione musicale il progressive … e guai a chi glielo tocca. Dobbiamo essere sinceri, il progressive è un genere musicale molto difficile e particolare, assolutamente complesso in testi e musicalità che scorrono in un labirinto di universi paralleli senza mai toccarsi per davvero, perdendosi spesso nei meandri del voler fare e dimostrare troppo. Se poi associato a dei giovanissimi, diciamocelo, diamo per scontato baccano, superficialità e spesso anche arroganza dettata da quei 20 anni che a tutti hanno fatto camminare a tre metri di altezza. Per chi non lo conosce benissimo, con un mix prevenuto di questo tipo, l'approccio di per se può quindi rendersi traumatico o scorrere poco facilmente, ”The Painkeeper” riesce a stupire e vedrete, a stupirvi, anche da questo punto di vista. Registrato nell'autunno ai Redroom studio di Nodica (Pisa), il secondo album degli Eveline’s Dust si stende su nove tracce totali, potremmo dire anche capitoli musicali di una storia che ha dell'ammirevole su come viene trascritta in parole ed in una musica che ne definisce i passaggi forti, quelli lenti, quelli che parlano per la voglia di cambiare, la delusione ma anche per la consapevolezza che spesso è meglio averne di sogni e soffrire, piuttosto che non averli e vivere una vita arida, seppur senza sofferenze. Da Il Custode Di Dolori , una poesia di Federico Vettori alla quale si sono liberamente ispirati il nome The Painkeeper, che lo battezza a tutti gli effetti un concept album, ovvero un album da una storia guida, con un oggetto comune in tutti i suoi tempi musicali che ha come vera open track, la sua omonima. Ci si tuffa quindi a strapiombo nel vivo dell'album e ci sembra di essere li, in un'atmosfera cupa, silenziosa di un paesino piccolo dove regna la rassegnazione … ed eccolo che giunge il salvatore, il custode, colui che drasticamente strappa via i sogni. Apparirà una liberazione, niente sogni, niente rimpianti e sofferenze, ma tempo di giungere a Clouds e alla successiva Joseph, che sembrano presentarci due protagonisti, rispettivamente femminile e maschile, si paleserà come una pura ed ingannevole illusione che vestirà la rabbia e la rivendicazione nella finale We Wont Regret. Difficile determinare se possa essere più complicato partire da zero, senza un oggetto, o partire con un elemento chiave da seguire. E' qui il punto di forza di questo album: i testi non sono scontati, la musica non fa loro da letto banale, è studiata, meticolosamente studiata, ogni parola ha un suo suono, ogni suono una diretta immagine visionaria che ti proietta lì, proprio lì dove Nicola (voce), Lorenzo (chitarre), Marco (basso), Angelo (batteria), vogliono portarci, scandendo ogni passo del fiato sospeso, degno quasi di un film ... di questo complice anche un booklet che accompagna di immagini sintetiche ma esaustive i testi. La preparazione musicale è tangibile e si pone anche dalla parte dell'ascoltatore, ponendogli tra le mani un lavoro pensato anche come distribuzione della durata dei pezzi, con un'alternanza lungo/breve che lo rende scorrevolissimo e piacevole … Ma ci nascondono qualcosa ... va bene, la corazza è progressive ma l'anima ha ben altro. La percepiamo nella già citata Clouds, in quell'entrare in punta dei piedi di un sax, di come si evolve nel suo secondo tempo; in quella ripresa di frasi musicali che ci ricollegano ai pezzi precedenti dando un filo di continuità, elogiando perfettamente l'obiettivo del concept (A Tender Spark Of Unknown); nella bellissima Vulnerable, nel tocco leggiadro di un pianoforte che si riposerà appena il giusto qua e là per poi lasciare spazio ad una batteria e una chitarra impazzite che duelleranno letteralmente in fraseggi, sorprendendo con entrate di piccole ed inaspettate parentesi acustiche. Insomma un album dai molteplici aspetti e segreti che, insieme al quartetto allieterà gli amanti del genere, darà un angolino dove rifugiarsi ai romantici, zittirà gli scettici, offrendo in questo cortometraggio musicale un posticino per tutti, o almeno per chi di musica ne capisce.
Articolo del
07/03/2016 -
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|