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Che viaggio astrale l’album d’esordio di Pietro Berselli “Orfeo l’ha fatto apposta”! Avete presente quei dischi che vanno oltre la musica e oltre la lirica? Beh, già da un primo ascolto, ci si ritrova catapultati come funamboli in bilico su di un filo sospeso tra poesia e spirito. Di origini bresciane, Pietro Berselli aveva già fatto capolino nel mondo della musica con il suo EP Debole (Senza Regole) mostrandoci già tutte le sue potenzialità ed anticipandoci il suo songwriting ricco di pathos e melodrammaticità.
Il nuovo lavoro del cantautore, che già dal titolo ci fa intuire i riferimenti fatti alla mitologia greca (in questo caso al mito di Orfeo e Euridice), ci dà il benvenuto con un bel singolo, “Niobe”, che subito raggiunge l’acme sonoro e lirico e ci preannuncia quale sarà l’intero percorso dell’album. “Diluire” è la seconda traccia e qui Berselli si cimenta in un recitato accompagnato da riff di chitarra e basso con batteria in progressione e veste i panni di un simil cicerone che ci accoglie all’interno “dell’irreparabile esposizione della solitudine” e ci guida a “Diluire il dispiacere nell’aspettativa”.
Il recitato di questo brano ricorda molto quello di Max Collini degli Offlaga Disco Pax. Da non sottovalutare sono anche le tracce “Debole (senza regole)” e “Brindisi”, dove Berselli riesce a disegnare trame liriche e intrecci musicali mirifici, in un mood generale saturo di tensione emotiva.
“Sintetizzatore” è la quinta traccia, completamente strumentale, dove a parlare è la musica. Infatti non servono parole, perché l’arrangiamento dai toni post rock dice già tutto, basta chiudere gli occhi e le immagini vengono fuori da sole. “In diretta” è un brano che si può dividere in due parti: la prima recitativa, accompagnata flebilmente da una base sonora che poi esplode nella seconda parte caricandosi di atmosfera. In “Cordiali saluti” entriamo nel vivo della vicenda e ci ritroviamo immaginariamente trasportati nell’Ade a camminare insieme ad Orfeo e Euridice, nonostante i due non vengano mai menzionati nel testo, consapevoli del fatto che di lì a poco lui si volterà e vedrà scomparire la sua amata driade.
Ed è forse in “Mediterraneo di notte”, altro brano strumentale, che possiamo ascoltare la tristezza di Orfeo resa viva da riverberi di chitarra, tagli elettronici e cullata dal pattern ondulatorio delle onde in sottofondo (del Mediterraneo o del fiume Stige?). Ci avviamo alla fine del disco e troviamo prima “Quanti anni hai” dove a farla da padrone stavolta sono le parole sempre sensibili e mai banali, per poi passare all’ultimo pezzo strumentale dell’album, “Leggero”, anche qui possiamo trovare degli ottimi arrangiamenti elettronici in chiave post rock.
Ne "L’eterno ritorno dei cani", Berselli sembra assumere quasi le sembianze di Ovidio, utilizzando espressioni figurate e lirismi allegorici, il tutto sapientemente amalgamato a sonorità affligenti e malinconiche. Arrivati alla fine di questo viaggio si può affermare che"Orfeo l’ha fatto apposta" è un lavoro di grande compattezza che può essere definito perfetto, senza se e senza ma. E Pietro? Beh, il paragone è dobbiglo ed inevitabile: Pietro Berselli si può considerare un moderno Orfeo, un artista per eccellenza, che dell’arte incarna valori eterni
Articolo del
25/02/2017 -
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