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La Bestia Carenne
Coriandoli
2017
Bulbart
di
Claudio Prandin
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La tortura della goccia cinese consiste nel legare strettamente il malcapitato in modo che non si possa muovere e lasciare che ripetute gocce d’acqua gelata gli cadano sulla fronte ad intervalli di pochi secondi una dall’altra.
L’effetto dirompente non è il dolore fisico ma il fatto che il torturato pensi incessantemente all’arrivo della prossima goccia tanto da non riuscire a distogliere l’attenzione per lunghissimi periodi, inducendo squilibri mentali che lo portano alla pazzia.
Gli arrangiamenti di Coriandoli sono simili alla tortura della goccia cinese: accordi di chitarra a volte mono-toni riprodotti in loop sfiancanti che scandiscono i quarti come gocce in caduta libera, caustiche svisate elettriche, casse dritte e un basso ripetitivo incollano l’attenzione all’impalcatura sonora che accompagna il cantato; la voce gioca invece sull’interpretazione enfatica e teatrale ricordando Branduardi nei brani più morbidi (L'uomo che cammina) e Battiato in quelli più movimentati (Le gambe belle).
La discordia tra voce e arrangiamenti è il punto di forza di questo disco non immediato ma sicuramente valido.
Il disco, artisticamente autoprodotto, prosegue il discorso cominciato dal precedente Catacatassc (risalente al 2014); si apre infatti con uno stretch-reverse della sua ultima traccia e si snoda in un folk-rock acustico ed elettrico che esprime una notevole personalità: dopo aver affrontato una strofa e un ritornello, le nove tracce si introducono in territori strumentali scarni e desertici che stimolano la fantasia e conducono l’ascoltatore verso luoghi raramente esplorati. L’unica concessione ad una musicalità più accessibile è fornita dalla bellissima La notte di San Giovanni che mantiene la stessa struttura anarchica ma riesce ad imbrigliarla con maggior successo.
L’album si chiude con Le mosche, un’epopea di 14 minuti che racchiude divagazioni acide e psichedeliche di notevole impatto.
Non credo che l’ascoltatore “medio” possa trarre soddisfazioni da questi “Coriandoli” musicali, ma un orecchio allenato può senz’altro sopportare lo sforzo di concentrazione e arrivare al termine della “tortura” estenuato ma soddisfatto
Articolo del
01/04/2017 -
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