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Addio Proust!
Io Non Ho Mai Perso Il Controllo
2016
Red Cat Records
di
Valerio Di Marco
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Un trio nella sua forma più essenziale e scarna: chitarra-voce/basso/batteria. Ma suonano come una formazione a sei. Gli Addio Proust! il controllo non l'hanno perso di sicuro, pur avendo omesso qualsiasi filtro di sorta nel presentarsi sulle scene. Sono così: crudi, diretti, ruvidi, spigolosi. E lo rivendicano.
La balena che prende il caffè in copertina potrebbe far pensare all'elefantiasi di un progetto difficile da digerire. Il Proust del nome, poi, non è certo propedeutico alla leggerezza. E invece il disco fila via che è un piacere, rispolverando sonorità da scantinato e riff blues d'annata, ma allo stesso tempo suonando fresco come se fosse alla testa di una rivoluzione e non nel tempo in cui questa la si celebra.
Ma viene comunque voglia di seguirli, dall'alternarsi tra cantato ed esplosioni di chitarra di Macello, alle velleità garage di Insetto; dagli strappi noise, tra urla lancinanti e chitarra dissonante, di Bove, alla sbornia hardcore-punk di Ascessi, fino agli echi Afterhours di Virus. Ma sono salve anche le melodie, con la ballata onirica Pesci, la psichedelica Sulla Coda Di Novembre e la conclusiva Alieni, dai richiami Deerhunter.
Insomma, il primo album dei fiorentini è un manifesto alla schiettezza. Hanno la predisposizione naturale all'impatto frontale. E se non vi sta bene, scansatevi
Articolo del
07/05/2017 -
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