Bushi Bushi 2017 Dischi Bervisti di Claudio Prandin

E’ assolutamente naturale che nel corso del tempo una band evolva, cresca, maturi, ma non è usuale che venga promossa di grado: in questo caso il Ronin, guerriero senza padrone e senza onore si è trasformato in un onorevole Samurai in sintonia con i precetti del suo ordine secolare. Questo gioco di parole serve ad introdurre i Bushi (sinonimo di Samurai), il power trio bolognese nato dalla collaborazione tra il cantante e chitarrista Alessandro Vagnoni (già di “Bologna Violenta”) il bassista Davide Scode e il batterista dei Ronin (appunto) Matteo Sideri.

Il loro omonimo disco d’esordio racchiude otto brani in 27 fulminanti minuti, brevi e contratti come degli haiku, i componimenti giapponesi lunghi solamente tre versi. Le tematiche riguardano gli addestramenti militari e il codice comportamentale dei guerrieri nipponici e parlano della contraddizione tra fierezza e disonore, raffinatezza e crudeltà.

La musica è aspra e ruvida con il trittico basso/chitarra/batteria lanciato a velocità supersoniche mentre il cantato in inglese procede con un ritmo tutto suo, più riflessivo e rallentato con vocali lunghe. Si passa dall’hard rock sporco e diretto di A Well-Aimed Blow Of Naginata, che mantiene paraltro un’ottima orecchiabilità, a brani più stravaganti come The Book Of Five Rings caratterizzato da continui cambi di tempo. Anche l’apripista Rolling Heads combina un riff tipicamente hard rock con un vocalizio strascicato alla Layne Staley.

Non è dato sapere se questo guerriero dagli occhi a mandorla ma con le orecchie ben sintonizzate sugli States darà altri frutti. Intanto godiamoci questo che non è davvero niente male. Articolo del  24/10/2017 -  ©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati