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Claudio Conti
Garnet Dusk
2017
Seahorse Recordings
di
Marco Amaducci
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Garnet Dusk, il terzo album di Claudio Conti, è la rielaborazione di un sound che ha nel mix perfetto del fermento californiano tra il 1966 e il 1969 e le band contemporanee appartenenti alla sponda inglese, la sua essenza. Qual è il miglior modo per approcciarsi al nuovo lavoro di Conti? Allontanandosi dall’esasperazione del mondo che ci circonda per qualche ora, creando un ambiente rilassato e magari assaporare il calore di una bella tisana, oppure, di un buon irish mist, dipende dai gusti.
“Autumn Song” apre il disco raccontandoci di un incontro organizzato dal fato, quasi beffardo nel non regalare il lieto fine ma lasciando il cuore interdetto, tra speranze d’amore e consapevolezze dal sapore agrodolce. Il brano è di una delicatezza disarmante che si sposa perfettamente con l’emotività che solo un sogno d’amore può regalare.
Ci risvegliamo dal dolce torpore di “Autumn Song” con il ritmo sinuoso e a tratti sensuale di “Of Nylon”. Il calore non manca ma, la fluidità del sound, regala al pezzo quella ballabilità inaspettata che calza perfettamente con la forza poetica del testo. “A Reflection” è la classica canzone che può aiutare a far riemergere in noi quella motivazione che spinge nel profondo. Sembra di essere seduti in riva al mare lontano da tutti, un tutt’uno con l’universo mentre contempliamo il mare e i suoi riflessi. La carezza di questa “A Reflection”, può davvero portare via pensieri pesanti e lasciar spazio a nuove e necessarie prospettive.
Queste tre canzoni possono essere viste come le linee guida sul quale si muoverà tutto l’album, un armonioso incontro tra poesia, dolcezza, momenti malinconicamente introspettivi, allegria e il bisogno di sfruttare le occasioni che la vita vuole che tu colga, il famoso carpe diem. La proposta di Claudio Conti raggiunge picchi con “The Quiet Reign Of Thought”, “Aster” dove il sax regala la magia che accompagna la voce di Claudio nel racconto di emozioni opache e tristi spaccati di vita e “Sunken Aspects” che, nel contrasto tra la linearità e pacatezza della musica e la sofferenza del testo, fa ben capire come Conti riesca sempre a sorprendere l’ascoltatore giocando, si fa per dire, con le emozioni
Articolo del
29/01/2018 -
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