La vita è sempre fatta di scoperte. Momenti, dove a convergere posso essere sguardi, emozioni, musica. Ed è stato proprio un fortuito incontro a portare i Wandering Vagrant alla mia attenzione, girovagando su Spotify in cerca di qualcosa di nuovo. La formazione attuale si compone di: Alessandro Rizzuto – Vocals, Guitars - Christian Bastianoni – Guitars, Backing vocals - Francesca Trampolini – Keyboards, Backing vocals - Andrea Paolessi - Basso - Niccolò Franchi – Batteria. A colpire è in primo luogo la copertina, creata da Luca "Solomacello", artista tra l'altro degli artwork dei Calibro 35 ed in grado qui di ricreare visivamente un universo sinestetico che ben rappresenta poi ciò che si cela dentro le 7 tracce di Get Lost.
Un viaggio che parla di noi, delle nostre paure, delle nostre insicurezze e dei nostri sogni, di un'umanità mai così divisa, dove le guerre avvengono sia al di fuori che dentro di noi. Il vagabondo solitario che vaga alla ricerca di qualcosa, che cerca qualcun altro come lui in Human Being As Me è colui che si cela dentro chi ha voglia di ascoltare e cerca di non perdersi, in un contesto che invece voracemente inghiotte chi non tiene il passo, chi solo sopravvive senza sogni. Il connubio tra parole e suono è qualcosa che è davvero difficile da realizzare, ma in pezzi come questo, così come nella successiva e bellissima The Hourglass, la naturalezza e la passione che si percepiscono riescono a creare una bolla, silenziosa alcova dove la voce di Alessandro Rizzuto riesce a fondersi in modo splendido con quella femminile di Francesca Trampolini. Le influenze ci sono e vengono percepite dall'orecchio dell'ascoltatore attento, Riverside, Porcupine Tree, King Crimson ed Opeth su tutti, in un richiamo che per gli amanti del progressive rock, ma non solo, è come un caloroso invito. E' un album fatto di contrasti, di sussurri ed ampi spazi dove le chitarre insieme al pianoforte e al basso rincorrono senza voce un futuro che repentino detta il suo tempo con la batteria, sempre indefinito, come in Struggle, dove la lotta per la sopravvivenza e la guerra riemergono in modo duro e sincero. Non ci sono spazi vuoti, ogni minuto in Get Lost trascina il pensiero a soffermarsi su ciascuna delle sue sfumature, raggiungendo l'apice nella doppia title track, un vero e proprio album dentro l'album, dove emerge tutta la frustrazione di chi è poeta, di chi è musicista, di chi è regista, di chi crea invece di distruggere e che si trova invano a vagare nella notte cercando risposte.
Ed alla fine il ritorno a casa è tutto lì, nei 6:28 minuti della conclusiva e strumentale Home, un galleggiare elettronico verso un'alba dai colori ancora da scoprire in cui di certo i Wandering Vagrant troveranno un loro spazio in cui limare e definire chi sono, pronti a creare nuove memorie. Un ascolto imprescindibile per chi ama l'Italia che fa musica volta a nutrire l'anima.
Articolo del
23/10/2018 -
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