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Marco Cocci
Steps
2019
Blackcandy Produzioni
di
Gabriele Batistini
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Attore, conduttore televisivo ma anche, e soprattutto, cantante e musicista. Famoso anche come attore grazie a film come L’ultimo Bacio e Baciami Ancora di Gabriele Muccino, Marco Cocci è divenuto famoso come musicista grazie ai quattro album pubblicati come frontman dai Malfunk: Tempi supplementari (1996), Malfunk (1998), Dentro (2003), Randagi(2007).
La sua carriera musicale passa anche dal palco del Teatro Ariston di Sanremo nel Festival della Canzone Italiana, nel 2008 con il brano Basta e nel 2010 con La cometa di Halley, cantato con Irene Grandi.
Il 16 maggio scorso è uscito Steps; primo album che vede Cocci come unico interprete solista. Per la produzione, Cocci, ha collaborato con Cristopher Bacco che ha registrato, prodotto e mixato l’album presso lo Studio 2 di Padova; anche se l’album porta con sé anche quel tocco di internazionalità data dalle registrazioni portate a termine presso i famosi Abbey Road Studios di Londra.
Nato da anni difficili legati ad una malattia che lo ha portato quasi prossimo alla morte, quello di Steps è descritto come un vero e proprio inno alla vita. L’album si compone di 13 tracce ed è subito chiara la passione dell’artista per la chitarra acustica, usata sia come strumento principale che di accompagnamento nella maggior parte delle canzoni. Anche il pianoforte gioca un ruolo fondamentale nella composizione, anch’esso con un ruolo di assoluto protagonista
Non si fa fatica a capire la “dedica” dell’album; l’inno alla vita, appunto: le melodie seguono tutte un andamento molto fluido con una ritmica molto simile tra di esse, dando così un’impronta ora folk ora indie all’album con anche qualche accenno di elettronica, stile Radiohead per capirsi (traccia n. 8 – “As The Sun”). Da segnalare le seconde tracce di voce distorta, utilizzato spesso come back track ed un interessante gioco di volumi nella parte finale della traccia 11 – “Days of Grace”.
Sul piano tecnico, gli strumenti, non sembrano seguire una linea difficoltosa, ma è anche vero che non è necessario avere l’estro chitarristico di Hendrix per fare un buon pezzo, perciò lo valuto come un album ben composto: qualità audio delle registrazioni davvero ottima e sound azzeccatissimo per il contesto in cui si dovrebbe collocare il disco, cioè tra quelli che contengono menzioni filosofiche e/o spirituali
Articolo del
20/06/2019 -
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//www.youtube.com/embed/rfUePDryXH4
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