Ci sono degli artisti che, nonostante ad un primo ascolto possano sembrare insulsi (se non addirittura scadenti/ inascoltabili), si rivelano, in realtà, stranamente trasversali e, per qualche motivo sconosciuto, magnetici. Magari capita di ascoltarli partendo da un pregiudizio assolutamente negativo.
Poi però succede che il lavoro funziona, l'album suona fresco e musicalmente coinvolgente. Ecco, lì si è obbligati a cambiare idea, ricredersi almeno sul disco che si è ascoltato.
L'esperienza di cui sopra è molto autobiografica. Perché è pressappoco quello che mi è successo con Achille Lauro ed il suo "1969".
C'è una enorme premessa che va però fatta: musicalmente è un ottimo album, se si cerca qualcosa di fresco ed inusuale nella scena italiana, è sicuramente una delle proposte migliori, se non la più valida. È un disco che coniuga benissimo passato e presente, con dei bei chitarroni in distorsione, le linee di basso un po' grezze (quasi sempre a prendere la tonica dell'accordo) ma molto funzionali ed a tratti galoppanti, la voce di Lauro sgraziata e stonante (anche con l'autotune) alla Johnny Rotten e la cassa spesso in quarti.
La peculiare versatilità del disco sta nel riuscire a seguire quasi sempre gli stessi pattern arrangiativi, indipendentemente dal fatto che si trovino montati su un punk- rock puro o su una ballata più lenta.
Di pari passo alle atmosfere rockeggianti da pieno '69 (che ricordo essere l'anno d'uscita di "Led Zeppelin II", "Space Oddity" e "Stand Up!", tanto per citarne alcuni), ci sono pezzi che ricalcano gli stilemi tipici della trap, universo di provenienza di Lauro, con atmosfere rarefatte e pezzi più minimalisti a livello di arrangiamenti ma, stranamente, molto più armonizzati della maggior parte dei pezzi trap.
Menzione speciale per il riff + cassa che entra quattro battute dopo di "Cadillac", che mi ha ricordato molto "Psycho Killer". E per questo chiedo perdono a sua maestà David Byrne. Tre pater, ave e gloria per espiare a tanta blasfemia.
A livello testuale, per quanto mi riguarda, casca l'asino. Venendo da un background cantautorale, sono abituato a dei testi che abbiano qualcosa da dire, una certa portata poetica e contenutistica, cifra che in "1969" trovo solo in "Roma", il cui testo è molto intimo e sentito, poi praticamente nulla più. La maggior parte dei testi, "Rolls Royce" e "Cadillac" su tutti, parlano della famosa/ famigerata vita da rockstar, dei simboli di quello status quo, dei suoi eccessi.
A proposito, mi permetto una piccola parentesi "civile", giusto per tornare sul polverone Rolls Royce. Voglio spezzare una lancia in favore di Lauro, per quanto mi riguarda quella canzone parla dei miti del rock, e poco mi importa dei loro vizi: Jimi Hendrix poteva anche essere la persona più abietta del mondo ma per me, da chitarrista, sarà sempre visto praticamente come Dio che svisa blues. E poi, anche se parlasse di droga? Che non vengano a menarla col cattivo esempio per i ragazzini, chè se vogliono farsi una pera sicuramente lo fanno per scelta loro e non perché glielo sta dicendo Achille Lauro. La cosa divertente è che un ragionamento del genere, se applicato già anni fa, avrebbe messo al bando alcuni dei più grandi capolavori della musica dell'ultimo secolo ("Cocaine" e "Per Elisa" di Battiato sono i primi due che mi vengono in mente, ci vorrebbe, probabilmente più di un annetto per citarli tutti). Per cosa? Per uno stupido puritanesimo ipocrita? Ma per favore!
Un'altra cosa che mi ha lasciato sorpreso è stata la precisione interpretativa di Lauro. Si badi bene, interpretativa, non canora. L'accento romano e le parti recitate su "Roma" o la timbrica più intima di "C'est la vie" o ancora il tono strafottente di "1969" mi hanno decisamente colpito in positivo.
Le considerazioni finali le racchiudo nel voto, che è 8, perché, nonostante a livello testuale non incontri il mio gusto, musicalmente è un prodotto validissimo, ben suonato, ben prodotto e soprattutto molto fresco, cosa non da poco. Chapeau.
Pezzo preferito: "Cadillac", solo per il riff iniziale, che ha quantomeno la mia attenzione
Articolo del
19/09/2019 -
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