Siamo entrati nell’ultimo trimestre del 2019, è quindi tempo di fare il punto sui migliori pezzi e dischi dell’anno. Così giustifichiamo la nostra tardiva segnalazione di quello che rimarrà come uno tra i migliori lavori di questi mesi, sicuramente nella scena italiana: è Ghost, il tetro, oscuro, crudo e gran bell’album di esordio del giovanissimo Goya, aka Tommy Toxxic dei romani Wing Klan (col sodale Joe Scacchi).
Si tratta di 14 brani inediti sui 18 presenti, per un’ora e sette minuti (con Strano in loop che dura quasi 16 minuti) di inarrestabile, continuo flusso rap, lirico, poetico. Cosa molto atipica per la gran parte degli artisti del momento, con lavori solitamente sotto la decina di brani, dove un terzo sono singoli già pubblicati in precedenza.
Primo album da solista, si diceva, dopo la collezione Era Digitale che raccoglie una decina di singoli usciti tra il 2015 e 2017 su Youtube e I Can Fly uscito lo scorso anno, entrambi in collaborazione col suo collega e amico storico Joe Scacchi.
I ragazzi del 7-9 (numero rappresentativo del duo) hanno deciso infatti di dividersi e lavorare ognuno su un progetto personale, dove la dualità artistica emergerà ulteriormente: Joe Scacchi è l’uomo di strada, grezzo e diretto. Dal canto suo, Goya, è un personaggio più calmo, introverso e riflessivo che con descrizioni ai limiti dell’assurdo riesce ad esprimere concetti in maniera davvero imprevedibile per la scena trap del momento.
Non c’è maniera migliore per iniziare l’album se non con “Martire”, appunto, perfetto per creare un distacco tra cantante e ascoltatore: tu sei mio fan sì/mettiti sotto con le mani alzate è la frase emblematica del pezzo e già trasmette l’idea di ciò che si sta per ascoltare, con una grande capacità di spiazzare sempre l’ascoltatore, come nel successivo verso Io sono un martire/Marylin Manson, ma non sono un rapper.
I temi affrontati da Tommy Goya sono tutti incentrati su un suo incidente avuto nell’adolescenza e su una relazione d’amore finita in malo modo, così l’artista decide di raccontare il tutto e di mettersi a nudo parlando di sue esperienze passate. E l’eccellente produzione musicale di NikeNinja ci immerge in suoni a tratti crepuscolari, altre ovattati, altre ancora in ritmiche potentissime, che pare di stare dentro un disco di musica elettronica nordeuropea.
Ma è la capacità di scrittura di Goya a farla da padrone, con una ricchezza visionaria, quasi logorroica, di invenzione di surreali e futuristici versi, con riferimenti che spaziano dalla pittura alla gran massa di giochi elettronici oramai vintage e ai cartoni animati: dai tagli su tela di Lucio Fontana al metafisico Giorgio De Chirico passando per gli orologi molli di Dalì e l’evocazione continua di Pokemon. Di fondo c’è quella che immaginiamo essere una grande capacità di scrittura, un vero e proprio talento, esercitato nel flow e nel riconoscere un tributo ai maestri dell’old school, in una relazione intergenerazionale tra anni Novanta e anni Dieci, che a Roma sta vivendo una stagione entusiasmante, dalle parti di Trastevere e Monteverde intorno a quella Lovegang 126 dove orbita anche Goya con i suoi Wing Klan, a fianco di Ketama126 (in questi giorni è uscito il suo, attesissimo, quarto album), Franco126, Ugo Borghetti e lo stesso Carl Brave che qui produce l’ultima traccia del disco, Solo. E Goya è volutamente esplicito in questo debito: Sai che ho imparato dai fratelli grandi/Sai che oramai me so’ fratto grande/Senti che flow, manco coi ghost writer (in Dimmi di sì o di no).
Per quanto riguarda i videogiochi, tema ricorrente in diversi pezzi, è chiaro che nell’immaginario dell’artista questi ultimi siano stati determinanti nel suo periodo pre-adolescenziale. Classe ’95, i riferimenti che vengono fatti da Goya sono prevalentemente su giochi Nintendo, basti pensare a “Tre gameboy” e “Mewtwo”. Le citazioni che potrebbero passare inosservate ai meno attenti sono sicuramente “Prendo la pesca e poi la porto a casa”: riferendosi alla Principessa Peach della saga di Super Mario e “Perso nel bosco”, “Vera” dove Vera è la co-protagonista del gioco Pokemon Zaffiro/Rubino (uscito nel 2003, hit video-ludica assoluta ai tempi).
Particolarmente apprezzabile è il fatto che alcuni riferimenti siano anche audio e non solamente testuali, come ad esempio il suono d’accensione di un Gameboy Color in “Tre gameboy”. Qui va reso merito al produttore che è riuscito a incastrare i suoni in maniera perfetta, e infatti ogni pezzo del disco è diverso dall’altro. In una sorta di cornucopia sonora immaginifica da cui strabordano i fantasmi di Goya, per parodiare titolo dell’album, evocazione del celebre pittore Francisco Goya e il film di Miloš Forman (Goya’s Ghosts, 2006, reso in italiano con L’ultimo Inquisitore), con una splendida Natalie Portman ad interpretare la musa, inquisita, dell’artista.
Insomma, se fossimo dei provetti consulenti discografici, consiglieremmo alle più attente etichette di mettere sotto contratto questi due talentuosi genietti di Goya e NikeNinja e – per fare il pacchetto completo e sicuramente vincente – anche Joe Scacchi con tutto il Wing Klan. Siamo disposti a non rivendicare anticipi, ma solo percentuali, talmente sicuri e convinti del successo che ci arriderà.
Bravo To’, Tommy Toxxic (da Ghost), ti sei fatto grande!
Articolo del
21/10/2019 -
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