Sostanzioso è un aggettivo che difficilmente si può attribuire alle nuove proposte musicali che spuntano ogni giorno in Italia eppure, il nuovo progetto Animatronic nato dall’incontro tra il batterista Luca Ferrari (Verdena, Dunk), il chitarrista Luca “Worm” Terzi e il percussionista Nico (Nicola) Aztori, qui in veste di bassista, può attualmente fare davvero la differenza.
Il loro primo lavoro si intitola REC e, non rappresenta solo un mucchio di canzoni, piuttosto una bomba ad orologeria che, l’8 novembre sotto la guida dell’etichetta discografica indipendente La Tempesta Dischi, è a tutti gli effetti esplosa mostrando quanto questo power trio faccia le cose sul serio.
Ci sono due fattori che rendono ancora di più interessante la sostanza di questo nuovo progetto, il primo è che il disco è stato registrato analogicamente su nastro, il secondo è che a muovere tutti i fili dietro alla registrazione e al missaggio, realizzato presso il famoso Henhouse (studio-pollaio) c’è la mano esperta del cantante e chitarrista Alberto Ferrari (Verdena, I Hate My Village), mentre la fase di masterizzazione è stata affidata a Giovanni Versari presso La Maestà Studio.
L’album consta di 15 brani, quasi interamente strumentali, fatta eccezione per qualche rara intrusione vocale e, già dall’uscita del primo singolo “Fl1pper”, avvenuta lo scorso 10 ottobre, si potevano intuire le sonorità dell’intero lavoro. Le canzoni infatti oscillano dal genere math-rock, una mera sperimentazione in cui ci si allontana sempre di più dal rock tradizionale, al prog, un rock che si nutre anche di una vena psichedelica. Così, attraverso i brani l’ascoltatore è in grado di avvicinarsi in modo trasversale ad un ampio universo sonoro, costellato da più di una sfumatura, e, una volta perso in questo mare denso di suoni cuciti senza fronzoli superflui, può restarne stregato.
Gli Animatronic sembrano non avere confini o regole prestabiliti, si intravede nei brani oltre che la passione, una sorta di gusto nell’improvvisazione e nel realizzare un suono fuori dagli schemi; infatti il progetto è nato proprio nel momento in cui i tre musicisti hanno iniziato a realizzare in studio le prime jam sessions, era l’estate del 2018, e, in quel momento la voglia di improvvisare, quasi per gioco, senza all’inizio uno scopo preciso, ha permesso ai brani di prendere una propria vita.
È stata poi la sostanza dei singoli pezzi che ha reso questo disco una centrifuga di suoni intricati, corposi, visionari e che poi in un secondo momento il trio ha ribattezzato con il nome Animatronic – l’animatronica è una particolare tecnologia che utilizza componenti elettronici e robotici per dare autonomia di movimento a soggetti, specialmente pupazzi meccanici – un titolo d’impatto tanto quanto l’artwork/copertina del disco, totalmente in bianco e nero, un vero e proprio processo creativo enigmatico realizzato dall’eclettico artista Luca Ferrari
Articolo del
17/11/2019 -
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