I Desert Storm si sono formati nel 2007, con quattro album alle spalle e parecchi tour in Europa e U.k., insieme a Karma To Burn, Nashville Pussy, Goblin, Red Fang, American Head Charge, Weedeater, Crowbar, Mondo Generator e Atomic Bitchwax, hanno girato in lungo e largo partecipando a Bloodstock Festival, Hammerfest, Hard Rock Hell, Giants of Rock, The Bulldog Bash, Desertfest (UK/DE) e Roadkill Festival.
L’uscita del nuovo album, Omens<, registrato e missato by b>Steve ‘Geezer’ Watkins al Woodworm Studios e masterizzato da Tim Turan al Turan Audio, è prevista per il 1° maggio e consta di otto brani che lambiscono territori sludge arricchiti di passaggi melodici (Black Bile).
Rallentamenti ritmici, su accordi appena accennati, si alternano a sezioni plumbee in cui esplodono schegge in growl (“Vengeful Gods”).
Omens procede inarrestabile su mazzate ritmiche, riff stoppati e power chords, infilando sezioni psichedeliche in piena evoluzione nel segmento centrale di “Pain”, “Grief And Suffering” mentre il canto passa dalla narrazione sottovoce a incisi pesanti e diretti.
“The Path of Most Resistance” sfrutta il giro armonico delle chitarre, un canto morbido ma rinforzato dal rifferama muscolare e assoli dal gusto indiscutibile, sia nella scelta delle note, ribattute, che negli effetti distorsivi.
Progressivi quanto basta, sanno dosare in modo impeccabile potenza e rallentamenti, melodia e aggressività, giocando su cambi di tempo che lasciano l’ascoltatore in apnea, pronto a inalare nuove dosi di rabbia esplosiva (“The Machine”).
Posto in coda a sigillare tutto arriva “Rebirth”, efficace chiusura del cerchio per un disco poderoso
Articolo del
30/04/2020 -
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