A Sea Of Troubles è l’album d’esordio dei Dead Visions (vinile e digitale via Slimer Records) garage punk band formata da Francesco Mandelli voce, Cesar P. Bigelow chitarra, Federico Giammattei chitarra, Carlo Alberto Maria Rossi basso e Sergio Innocenti batteria
Il lavoro si apre con “Dust”, di matrice western punk ma su ritmica rock and roll, e s’intuisce subito che la band ha deciso di ricreare in studio l’energia delle performance dal vivo registrando il tutto in presa diretta, su nastro, mixandolo all’Henhouse Studio di Alberto Ferrari (Verdena).
Alla produzione c’è Iacopo Bigagli ( The Soft Moon, Boy Harsher, Dirty Fences) mentre il mastering è stata curato da Gianni Peri.
L’album parla di ferite aperte, cicatrici e ricordi, ricordando l’umidità delle cantine divenute sale prove, l’odore degli strumenti dopo le sudate e le birre rovesciate sopra, i chilometri infiniti per raggiungere i locali, i soldi andati in dischi e giacche di jeans, le relazioni esplose a causa di una trasferta di troppo a vedere un concerto.
Il rifferama di “Burns” ricorda i Creedence Clearwater Revival, mentre il primo singolo “Black Seagull” parla di incantesimi e maledizioni, delle situazioni che imprigionano e della forza necessaria per liberarsene.
In mezzo scorrono i fantasmi di Stooges, Cramps, Gun Club, Jon Spencer Blues Explosion, Dead Moon e Not Moving. Non mancano le power ballad come “Creatures”, con la sua melodia appiccicosa, sospinta da ritmica energica che si estende al resto del disco per una mezz’ora in cui si divertono un po’ tutti, dalla band fino all’ascoltatore catapultano indietro di mezzo secolo.
Certo non tutto è a fuoco, il deja-vù è dietro ogni angolo, l’effetto ripetitivo della sezione ritmica potrebbe stancare (“Belong”) ma la band sa fermarsi in tempo evitando l’affiorare della stanchezza (“Black Seagul”)
Articolo del
05/05/2020 -
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