Album d’esordio per Enrico Morello, batterista emergente della scena jazz italiana. Musicista eclettico e molto creativo, Enrico ha deciso di raccogliere i frutti delle sue numerose esperienze come “sideman”.
Una volta entrato in contatto con diversi musicisti di talento, ha ritenuto che Francesco Lento, alla tromba, Daniele Tittarelli, al sax alto e Matteo Bortone, al contrabbasso fossero gli elementi adatti a dare forma al suo progetto. I singoli musicisti, invitati in sala di incisione, ci hanno messo poco a diventare un quartetto, solido ed affiatato, ad assimilare le idee musicali piuttosto originali e complesse di Enrico Morello e infine a registrare questo interessantissimo “Cyclic Signs”, un disco evocativo ed intenso e, al tempo stesso, ricco di ritmo, insomma una eccellente opera prima.
Composizioni come “The Forest People”, “Sometimes During the Night”, “What Happened On The Road”, “Drills In My Brain” e la fantastica “Quite Close” risultano chiaramente influenzate da un jazz di matrice africana e dall’ascolto del sassofonista Steve Coleman, musicista afro-americano di valore assoluto. Dodici brani in tutto, ognuno dei quali risponde a voci diverse, con una impostazione differente, che va dalla scrittura alla improvvisazione più libera. L’ascolto di “Cyclic Signs” comporta una immersione auditiva che possiede un qualcosa di totalizzante, che mette insieme tonalità gravi, di natura cosmica, passaggi ritmici molto contagiosi e momenti melodici.
Si viene così a creare un intreccio polifonico molto interessante, in cui il suono della batteria non è preponderante, ma riesce a convivere con una sezione fiati davvero notevole. Da ascoltare con estrema attenzione.
Articolo del
16/04/2021 -
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