Un album esaltante, un disco che spruzza energia da tutti i solchi, una band che regala una nuova ragione di esistere al punk rock, che resuscita il grunge e che conferisce una nuova dimensione alla musica pop.
Loro si fanno chiamare Pom Pom Squad e sono Mia Berrin, alla voce, Alex Mercuri alla chitarra, Mari Alè Figeman, al basso e Shelby Keller, alla batteria. Il disco si intitola “Death of a Cheerleader” e canalizza tutta la voglia di uscire fuori degli schemi, di ribellarsi al mondo così come generalmente inteso. La band si è formata a New York nel 2015 per iniziativa di Mia che voleva a tutti costi misurarsi con la scena punk e pop-rock. I suoi idoli erano vocalist come Courtney Love (Hole) e Kathleen Hanna (Bikini Kill) e, quando si trattava di andare al cinema, i suoi registi preferiti erano John Waters e David Lynch. Insomma, Mia si è creata un’estetica punk molto ben definita e sotto questa forte spinta emotiva ha finalmente realizzato il suo disegno artistico.
Un album molto ben articolato, quattordici brani che sanno essere gridati, elettrici e veloci - è il caso di “Head Cheerleader “, “Cake”, “Lux” e “Shame Reactions” - ma che riprendono anche melodie tipiche degli anni Sessanta - come su “Crying”, “Forever”, “Be Good” e “Crimson & Clover”, una gloriosa “cover” che risale proprio a quel periodo. Un disco a dir poco esaltante, un debutto fantastico un tuffo nel recente passato che - come di incanto - ci fa ritornare alla autenticità del “garage rock”. L’album è stato prodotto da Sarah Tudzin, delle Illuminati Hotties, e dalla stessa Mia Berrin.
Un album di rivolta contro il razzismo, contro il patriarcato, contro le ingiustizie sociali, un disco di cui vi innamorerete al primo ascolto.
Articolo del
01/07/2021 -
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