Album d’esordio per Gianluca Ferrante, musicista romano, già noto come esponente degli Aredcore. Il disco si intitola “Kore” ed è composto da otto brani, tutti strumentali, improntati ad una musicalità molto intensa, a tratti epica.
Il disco si presenta come un viaggio del tutto personale all’interno della musica elettronica, una riscoperta della sperimentazione, che però non si sottrae a passaggi melodici di buona fattura. La “Kore” a cui si ispira Gianluca Ferrante è quella rappresentata dalle sculture di figure femminili della Grecia antica. Tutte ragazze di giovane età sul punto di diventare donne e cariche di energia positiva, di vitalità e di fascino. L’armonia di quelle sculture è il punto di arriva della musicalità di Gianluca Ferrante, la sua “kore”, frutto di un incontro fra analogico e digitale, sintesi di percorsi musicali del passato, fatti di influenze diverse.
Un album visionario e contemplativo proposto da un artista poliedrico che vuole perdersi in un cosmo musicale fatto di “ambient”, di “post rock”, di musica da camera, di minimalismo e di elettronica. Disco molto suggestivo, altamente spirituale, il cui ascolto richiede una immersione totale nella musica. Titoli come “Mystes”, “Kepos”, “Kathodos”, “Anodos”, “Damatri Ennaion” e la bellissima “Omphalos”, che chiude l’album, fanno riferimento alla mitologia greca, con cui Ferrante crea un legame solido e importante, quasi a volersi redimere dalla stupidità e dal grigiore della società contemporanea. Un album ben bilanciato, fra melodia e sperimentalismo, fra dinamiche terrene e spunti filosofici, un disco il cui ascolto fa bene all’anima.
Articolo del
21/12/2021 -
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