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Zephiro
Baikonur
2022
kuTso Noise Home
di
Tommaso Liorni
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L’ultima fatica degli Zephiro, è dedicata ad una località simbolica conosciuta per essere una base di lancio spaziale dell’ex Unione Sovietica. Nome fuorviante a suo modo per impedirne la scoperta della sua reale collocazione, caso non è per questo disco che si colloca immediatamente tra le file amiche della moderna new wave. In atmosfera (spaziale) post-punk.
Il brano “Amelia”, open track del disco, è un tributo all’aviatrice Amelia Earhart, la prima ad aver sorvolato in solitaria l’oceano Pacifico per poi essere successivamente scomparsa insieme al suo aereo nell’intento di volare intorno al globo. L’intento della band con quest’apertura non è certo quello di scomparire ma di tracciare una linea di definizione dello stile e dell'andamento del disco.
In “Crisalide” tutto scorre impeccabile, bella la chitarra solista che pennella accenni che incorniciano il brano rendendolo sonoramente interessante pur rimanendo nella sfera stilistica dell’album. Tutto cambia con “Kublai Khan” dove si apprezza lo stile volutamente netto della scuola del maestro Franco Battiato, un viaggio in un multiverso dove possano coesistere gli anni 80 e i nuovi 20 sarebbe il più interessante da fare di questi ultimi tempi. Salto verso “Cosmorandagio” un piccolo racconto malinconico in musica del viaggio della piccola Laika, un po’ amara un po’ classica questa ballata spezza il disco in due e spezza anche il cuore.
“Fino alla fine” sembra quasi un presagio con il suo incipit…fino alla fine, colmo di rabbia sei, è il tuo confine… quasi come volesse parafrasare la situazione alla quale stiamo dovendo assistere tutti in questi giorni, l’Ucraina, la Russia, i missili e i loro morti, i confini e i limiti dell’uomo, limiti che non vorremmo esistano, forse gli unici davvero in grado di scatenare una catastrofe. Non voglio usare la parola per G perché è l’ora che diventi un tabù, la sola parola che si debba temere di dover pronunciare, non serve per farla diventare reale o più terribile, non vedo l’ora di non doverla più usare,di ricordare che è esistita ma di dimenticare anche come sia fatta, perché si può scrivere comunque la storia senza doverla fare.
Di “Nostalgia” che chiude il disco, vorrei dire che è la giusta nota finale di questo lavoro, con il pregiato contributo di MiroSassolini che presta la sua voce storicamente appartenuta ai Diaframma.
Un ascolto vivace che lascia spunto anche ad approfondire la superficie dei brani, le influenze si sentono ma non sono invasive, è immersivo ma senza peso e credo che sia proprio questo il vero vezzo di “Baikonour” degli Zephiro
Articolo del
21/03/2022 -
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